La fermata del Frecciarossa a Perugia (o Arezzo, ma poco cambia) ha un senso: è quello di stabilire in futuro un collegamento ferroviario ad alta velocità che colleghi l’Umbria, oltre che con la dorsale Roma-Milano) con le Marche ed Ancona. Tale ipotizzato tracciato utilizzerebbe più o meno l’attuale linea Perugia-Assisi-Foligno per entrare poi in provincia di Macerata e dirigere verso l’Adriatico. Sarebbe un collegamento di rilevante importanza, non c’è dubbio. Ma al di sotto di quella linea si creerebbe una specie di oasi isolata. Perché sarebbe a quel punto nei fatti il pensionamento definitivo della vecchia Roma-Ancona che per più di un secolo è stata il più rapido e utilizzato collegamento tra i due mari. Non a caso il “pendolino” (foto), praticamente il nonno del Frecciarossa, fu sperimentato e poi istituito su quella linea.
L’unica importante infrastruttura su cui può contare il sud dell’Umbria diventerebbe di scarso interesse ed importanza e ciò significherebbe un mutamento non secondario del ruolo di stazioni (e città) che furono importanti come Orte e Terni.
E’ il progresso bellezza! E’ dai tempi della Flaminia che il collegamento tra Roma e l’Adriatico si è sviluppato lungo quell’asse, e c’è chi pensa che è ora di rinnovarsi.
Sembra chiaro ormai che in Umbria si punti ad un’apertura verso la Toscana, le Marche, l’Emilia-Romagna. Chissà, forse anche con occhio attento alla possibile, ma in qualche stanza temuta, costituzione della maxi regione dell’Italia centrale per la quale pare non sia contemplata un’apertura verso il Lazio. In verità di tale possibilità – una collaborazione più stretta tra Terni e Roma – si è disquisito per anni, ma ogni iniziativa che andava in tal senso, è stata giubilata in difesa dei confini umbri. Il risultato è che l’Umbria del sud e la provincia di Terni, giorno dopo giorno, vengono “disegnate” con la considerazione riservata ad una provincia di confine.
Il dibattito e le polemiche su Frecciarossa, allora, sono un qualcosa in più della protesta di pendolari o della difesa di territori a scopo elettoralistico. E’ che anche questa è una decisione legata proprio alla concezione del futuro sviluppo che la regione tutta dovrebbe avere ma non può pienamente ricondursi dentro questo concetto il sostenere che la fermata del Frecciarossa a Perugia (o Arezzo) è la fermata umbra e quindi un’occasione e un passo avanti per l’Umbria. E’ accaduto così per esempio con l’aeroporto di Sant’Egidio che è definito l’aeroporto umbro; o l’autodromo di Magione, che è l’autodromo umbro; o – ancora – con l’ente, che ha sede a Perugia, che ha inglobato i vecchi provveditorati agli studi. Per continuare con la Camera di commercio umbra, la banca d’Italia o l’associazione industriali e altre organizzazioni di categoria che sono umbre e perciò hanno sede nel capoluogo regionale. Un discorso a parte va fatto per l’Università, nel senso che non è stato reso vantaggioso per nessuno intavolare accordi con atenei dIversi. Oddio, a ben guardare anche Terni ha la sua parte: è o non è il polo umbro per lo smaltimento dei rifiuti?