Le condizioni di salute di Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia, del quale partito è stato cofondatore e a lungo braccio destro di Silvio Berlusconi, sono gravi , “incompatibili ” con il regime carcerario. A sottoscriverlo il medico del carcere di Rebibbia in una relazione recente in cui si diagnosticava una cardiopatia ischemica cronica “non compatibile con il regime carcerario”.
Dell’Utri è colui che fa assumere ad Arcore lo stalliere Vittorio Mangano onde evitare guai alla famiglia Berlusconi. Mangano, infatti, è un esponente di primo piano del clan mafioso di Palermo, Porta Nuova.
Il 9 maggio 2014 la Corte di cassazione ha definitivamente condannato a 7 anni di reclusione l’ex parlamentare di Forza Italia con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Dal maggio 2016 è recluso a Rebibbia.
Viste le sue condizioni di salute il quotidiano romano “Il Tempo” ha avviato una petizione per richiedere la sospensione della pena. Al momento sono state raccolte oltre mille firme, tutte pubblicate e per alcuni firmatari è stata pubblicata anche una foto. “Il Tempo” vanta anche un altro successo. La mobilitazione e una ulteriore stesura di un parere medico hanno fatto sì che il Tribunale di sorveglianza anticipasse al prossimo 13 luglio l’esame della situazione del detenuto in un primo momento fissato per il 21 settembre.
Fra gli oltre mille firmatari per la sospensione della pena in carcere di Marcello Dell’Utri c’è anche il presidente di ACTL, Sandro Corsi , del quale “Il Tempo” pubblica anche la foto indicandolo come dirigente del Partito Democratico umbro.
La cosa non è passata inosservata pertanto abbiamo chiesto a Sandro Corsi di spiegare il suo gesto.
“Qualche giorno or sono leggendo delle gravi condizioni di Marcello Dell’Utri nel carcere di Rebibbia ho avvertito l’istanza morale di firmare una petizione per la sospensione della sua pena.Ho fatto ciò – spiega Sandro Corsi – in coerenza con mie posizioni personali espresse in più contesti pubblici e politici e maturate negli anni a seguito dell’amara riflessione sul caso di Enzo Tortora.Usando le parole di un grande magistrato italiano,Dante Troisi:”Nella nostra giustizia,si sospetta più che si prova.Si minaccia più che si punisce.Si incrimina più che si giudica”(dal diario di un giudice).Quindi – conclude Corsi – quando ci si trova di fronte a casi,ove non vi sono state condanne per efferati e sanguinosi delitti,la latina prima , e poi cristiana Pietas , deve orientarci nel nostro umano percorso oltre ogni partigianeria politica.”