Marina Ripa di Meana è una donna che ha sempre fatto parlare di se, è celebre per liti e gesti eclatanti, per i suoi amori, è stata protagonista di quelli che lei stessa definisce “i tempi della Roma dopo la Dolce Vita, la Roma degli artisti”. Una vita “sopra le righe” quella di Marina, nata agli inizi degli anni Quaranta dello scorso secolo in una famiglia borghese, figlia di un avvocato romano, cresciuta a Roma nel quartiere Parioli. Una vita piena che continua a raccontare anche ora, o forse soprattutto ora che ha 75 anni e da 16 lotta con un cancro. Ha scritto quattordici libri e l’ultimo è appena uscito per Mondadori. Dopo aver passato giorni terribili a causa di una reazione allergica alla chemioterapia è arrivata a Terni proprio per presentare “Colazione al Grand Hotel – Moravia, Parise e la mia Roma perduta”. “Volevo dimostrare che non bisogna mai tirarsi indietro davanti al male. Nonostante lo sfogo di questi giorni, sono anni che lotto contro il cancro e se non avessi fatto certe cure non sarei qui. Questa è la mia battaglia e voglio che la gente si affidi sempre e solo ai medici e non ai cialtroni”.
La presentazione dell’ultimo libro di Marina Ripa di Meana si è tenuta presso i locali della Galleria DiDiArt, a cura del giornalista e scrittore Riccardo Maria Cecchelin.
“Verso la metà degli anni Settanta mi sistemai per alcuni mesi al Grand Hotel. Fu un periodo come fuori dal tempo. Non avevo una lira in tasca, ma vivevo come una miliardaria, viziata e coccolata. Per alleviare quella specie di clausura di lusso invitavo spesso a colazione due amici, Alberto Moravia e Goffredo Parise.”
Inizia da qui il flusso dei ricordi di Maria Elide Punturieri, detta Marina, in questa nuova puntata della sua autobiografia.