C’è il posto, c’è il progetto, c’è cosa metterci dentro, c’è – sembra – la volontà politica. Perché il Museo del Risorgimento diventi una realtà manca solo una cosa, ma non da poco: i soldi. Ma se la volontà politica fosse determinata, come hanno affermato i sindaci di Terni Leopoldo Di Girolamo, e di Narni, Francesco De Rebotti, prima o dopo i soldi si trovano.
L’idea è quella di valorizzare un periodo storico che ha visto il confine sud dell’Umbria particolarmente interessato. Perché era la linea di confine tra il Regno d’Italia da poco costituito e lo Stato Pontificio, quello in cui stava Roma, la capitale predestinata dell’Italia unita. Ma non fu solo un questipone logistica: “A Terni e Narni esisteva anche un humus favorevole”, ha ricordato il sindaco Di Girolamo: i Faustini, i Fratini, i Froscianti, i Valli… E si potrebbe continuare a lungo citando ad esempio Augusto Mezzetti di Collescipoli, che già a sedici anni andò con Garibaldi, o con Alessandro Filippo Vagnozzi che aveva 18 anni quando partecipò alla campagna dell’Agro Romano, indossando per la prima volta quella camicia rossa che oggi è proprietà del Comune di Terni, cui la famiglia Vagnozzi l’ha donata, uno dei tanti cimeli esistenti in loco.
Basta solo impiegare una mezz’ora, proprio in questi giorni, ed andare a dare un’occhiata alle due mostre in corso presso la Biblioteca Comunale e l’Archivio di Stato di Termni, a celebrazione dei 150 anni dalla Campagna dell’Agro Romano, quella finita con la tragedia di Mentana. Cimeli che torneranno in un cassetto, e che invece potrebbero dar vita ad un primo nucleo importante di un museo che sarebbe testimonianza di un periodo e di un impegno civile che appare sempre più necessario riscoprire.
Terni, Narni, Collescipoli – che conserva il “beccaccino”, la barca concui Garibaldi fuggì, nel 1867 da Caprepra per unirsi ai garibaldini che s’erano concentrati a Terni. E l’Orvietano, terra che si fu teatro delle gesta coraggiose quanto disperate dei cacciatori del Tevere del generale Masi.
Collescipoli, ma soprattutto Pescecotto, il casale di campagna dei Faustini da cui partì il primo tentativo di andare a “liberare Roma”, ancor qualche mese prima che si verificassero le imprese che ebbero tragica conclusione a Villa Glori e a Mentana. E’ inagibile, adesso, quel fabbricato di proprietà del Comune di Narni, ma c’è – per sso – un progetto di recupero e destinazione proprio a centro culturale sul Risorgimento, che risale addirittura al 1994 e che mai è stato finanziato.
L’idea della realizzazione del museo del Risorgimento è stata lanciata ufficialmente ieri pomeriggio in un convegno tenutosi alla Bct su iniziativa del Centro Ternano di Cultura “il Punto” alla presenza di sindaci di Terni e Narni e dell’assessore regionale Chianella. Un incontro coordinato dal segretario ternano del Psi, Rossano Pastura, e che si è giovato anche della lettura di alcuni passi del discorso su Garibaldi di Victor Hugo (ripubblicato dalla Dalia editrice) da parte di Thierry Toscan (interprete Garibaldi nella ficiton dedicata all’Eroe dei due mondi) e dal suono della tromba di Ottaviano Panfili, garibaldino di Arrone, riportata a nuova vita dal trisnipote Ottaviano e dal pronipote Achille.
Nella Foto: Ceramica inglese del 1864 (Coll.A.Giardi)