No, nemmeno a Narni si trovano i camerieri e gli operatori della ristorazione in genere. E non è nemmeno servito proporre emolumenti importanti come quelli previsti dai contratti nazionali per smuovere una carenza che sembra davvero penalizzante. Insomma, la proposta di un ristoratore è la seguente: orario quello notorio dei ristoranti, con la preparazione per il pranzo e poi per la cena, a secondo dei giorni; compenso come stabilito dal contratto, non un “lavoretto”, quindi; durata stagionale, sino alla fine dell’estate con prosieguo probabile, semmai il trend turistico divenisse continuo. Ma non c’è stato niente da fare: nemmeno una richiesta, almeno per il momento, nessuna risposta per poter corroborare un settore che ha avuto una esplosione vigorosa negli ultimi anni. La richiesta sino ad ora è stata avanzata con il “passa parola”, prima di pensare a forme più strutturate.
A Narni, a dispetto di coloro che non la considerano una località turistica, vi sono tredici ristoranti nel solo centro storico, il numero arriva sino a sessanta nell’intero comune, che hanno occupato qualsiasi posto fisico, ristoranti che hanno dato il via ad una occupazione di un centinaio di lavoratori, la gran parte fissi, con qualche “stagionalità” riferita ai giovanissimi o a qualche studente. S’è detto del grande flusso: ormai Via Garibaldi è un unico ristorante a cielo aperto, che fornisce almeno duecento posti a sedere, se si considera anche Vicolo Belvedere, Piazza Cavour e Via Arco Romano ed i locali con frequenza fanno anche un paio di turni.
Il flusso è davvero imponente ed il “movimento” si protrae sino a tarda sera, flusso che ha usufruito dalla liberalità dei comuni nel concedere gratuitamente lo spazio pubblico ed anche della mancanza di feste patronali lunghissime come era abitudine ante covid.