“Mediterranea nasce da tante persone diverse che non sono più riuscite a restare a guardare altre persone come loro morire, a migliaia, nell’’indifferenza. Nasce dal bisogno di giustizia e di fare qualcosa di buono. Nasce dal coraggio di pensare che chiunque può farlo. Nasce da un desiderio”. E’ quanto si legge sul sito di “Mediterranea Saving Humans”. “Una piattaforma della società civile che opera prevalentemente nel mediterraneo centrale per essere accanto alle persone migranti che in mare rischiano il naufragio , rischiano il respingimento”. A dirlo, questa volta, è don Mattia Ferrari, giovanissimo cappellano della ong Mediterranea al centro proprio in questi giorni di una polemica nazionale. Don Mattia, infatti, è stato pesantemente minacciato dalla mafia libica ma il giudice del tribunale di Modena ha deciso di archiviare la denuncia nei confronti del cosiddetto “portavoce della mafia libica” dal cui account Twitter sono partite le minacce. Secondo il giudice “le frasi sarebbero prive di rilevanza da chiunque esse provengano” Ma c’è di più perché nella sentenza il giudice scrive che “se il prete esercita in questo modo, diverso dal magistero tradizionale e porta il suo impegno umanitario (e latamente politico) sul terreno dei social o comunque del pubblico palco – ben diverso dagli ambiti tradizionali – riservati e silenziosi – di estrinsecazione del mandato pastorale – e lo faccia propalando le sue opere con toni legittimamente decisi e netti” deve aspettarsi delle reazioni al suo operato. Insomma don Mattia dovrebbe esporsi di meno, anzi per niente perché altrimenti se la va a cercare (come si dice). La notizia, ovviamente ha fatto scalpore e ha suscitato tantissime reazioni. Fra tutte quella dell’arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi: “Devo leggere la motivazione. Ma credo che sia importante che se ci sono dei motivi di preoccupazione ulteriore si continui a verificare sulle responsabilità libiche e sulle responsabilità di coloro che minacciavano e che hanno minacciato. Al di là di qualsiasi provvedimento, è importante che ci sia un’attenzione della giustizia perché coloro che o detengono o organizzano gli scafisti siano identificati e perseguiti. Don Mattia lo conosco – ha aggiunto il cardinale Zuppi – è una persona che ha sempre avuto molta attenzione per il problema di chi muore in mare e anche di chi viene trattato come un animale in quelli che, come ha più volte detto il Papa, sono dei veri e propri campi di concentramento e di violenza”.
“I miei legali hanno presentato opposizione – ci dice don Mattia che abbiamo avvicinato ieri sera a Narni Scalo dove ha partecipato a un incontro pubblico molto affollato presso il locale circolo ARCI in occasione della giornata mondiale dei diritti del migrante – noi speriamo veramente che le indagini vadano avanti perché la mia vicenda è una piccola parte di una grande vicenda che è il Libia Gate, la grande indagine sulla mafia libica, sui rapporti con l’Italia, con l’Europa, su quello bisogna indagare per i nostri fratelli e sorelle migranti che sono prigionieri e perseguitati dalla mafia libica ma anche per l’integrità dei nostri stati perché quello che è emerso nella vicenda che mi riguardava è stata questa divulgazione di documenti top-secret da parte del portavoce della mafia libica. Proprio perché vogliamo bene all’Italia , vogliamo bene all’Europa chiediamo che si faccia chiarezza: come mai la mafia libica è in grado di divulgare documenti top-secret? Io sono minacciato – aggiunge don Mattia – i nostri fratelli e sorelle sono torturati nei lager quindi voglio dire che non sembri, alla fine, che sia io quello che subisce di più , i veri protagonisti sono loro e siccome loro sono protagonisti e noi di Mediterranea stiamo semplicemente cercando di aiutare i protagonisti, la mafia libica e altre persone cercano di eliminare noi non al fine di eliminare noi e basta ma al fine di lasciare da soli i fratelli e sorelle migranti che sono i veri protagonisti di tutto questo”.
“Per me non ho paura – ha detto ancora don Mattia Ferrari – io mi sento protetto dalle persone, ho paura per tanti nostri fratelli e sorelle migranti in Libia perché ogni giorno vengono torturati e stuprati e anche di recente abbiamo avuto amici nostri in Libia che sono stati uccisi, per loro ho paura. Come cittadini che amiamo la Repubblica Italiana, che amiamo l’Europa, siamo preoccupati ma anche fiduciosi che la nostra Italia, la nostra Europa , proprio per quella che è la nostra storia, la nostra civiltà, possiamo veramente cambiare, spezzare questi legami con la mafia e essere fautori di una vera fraternità universale”.
Don Mattia a Narni si è confrontato sul tema del soccorso in mare ai migranti, dei respingimenti. Ha parlato di “subalternità culturale” che ci fa credere che tutti o la stragrande maggioranza abbiano un atteggiamento ostile nei confronti dei migranti ma non è così e “incontri come questo aprono il cuore alla speranza”.
“L’unico modo per risolvere la crisi migratoria – ha aggiunto ancora don Mattia – è costruire giustizia sostenendo quei movimenti che ci sono in Africa lottando contro le multinazionali, contro la corruzione dei governi e la giustizia si costruisce a partire dai corpi, dalle relazioni, o noi ci facciamo fratelli in uno spirito di fraternità fra i popoli , costruiamo la giustizia, costruiamo la democrazia, o sennò la crisi inevitabilmente continuerà di questo passo e non ci sarà speranza”.
Don Mattia ha smentito che ci sia una invasione di migranti “non c’è proprio, non c’è nei numeri e comunque al di la dei numeri si tratta di salvare persone, va ricordato , di salvare vite, di salvare fratelli”.