Cerca di mantenere viva l’attenzione verso il nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti urbani da 130.000 tonnellate annue richiesto da una società romana, con la partecipazione di altre due aziende perugine. E cerca firme per attuare una presione sulla Regione.
Il Comitato Salute del Basso Nera squaderna le carte e porta all’attenzione una valutazione dell’associazione I.S.D.E. (medici per l’ambiente) riconosciuta a livello internazionale dall’Onu, dall’Oms e dall’Unione Europea. La relazione a detta del Comitato è esaustiva del fatto che quell’impianto non risulta idoneo a gestire nella maniera ottimale i rifiuti urbani e fanghi e che invece possa provocare danni all’ambiente e alla salute della popolazione. La Regione dell’Umbria coi suoi funzionari ha però sino ad ora dato l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto, che è di sua competenza ritenendo che le relazioni dell’azienda esprimano l’assoluta sicurezza dell’impianto che tra l’altro è anche decentrato rispetto alla Conca Ternana, dove insiste il massimo del carico inquinante della provincia di Terni.
Quella era un’area agricola, adoperata da alcune famiglie per secoli. Poi arrivò la smania di trasformarla in industriale con tanto di esproprio, operazione che sembra aver spianato la strada a nuove installazioni.
Attenzione, quindi da parte del comitato, che poi si allarga in questioni normative che non sembrano davvero interessanti come quello dell’inserimento nello statuto comunale di Narni di un articolo che già si trova in Costituzione e pure nello Statuto della Regione.