Trasformare per due giorni Narni in luogo di incontro per l’intero mondo delle scienze sociali dove analizzare, condividere e proporre nuove risposte agli interrogativi aperti dalla pandemia. Obiettivo ambizioso ma centrato: si è chiuso ieri il Festival della Sociologia, decine di attività, tra lectio, panel, momenti di condivisione e tanti eventi collaterali come presentazioni di libri, mostre d’arte, cinema e musica.
Un mix di incontri in presenza e digitali che ha permesso la partecipazione di centinaia di sociologi, e non solo, di discutere circa il tema di questa edizione del Festival della Sociologia: ‘Seduzione e città globale. Rifare la società dopo Covid-19’. Tra gli ospiti più rilevanti Gilles Lipovetsky, Paolo Jedlowski, Dominique Wolton e Michel Maffesoli. Un momento speciale è stato dedicato alla memoria di Antonio De Lillo mentre a chiudere il programma scientifico della manifestazione è stato un panel dedicato al problema delle fake news e l’infodemia.
Covid-19 ha ovviamente avuto un ruolo importante non solo nei dibattiti ma anche nella fruizione dell’evento – gestito per far rispettare pienamente le normative di sicurezza e precauzione grazie soprattutto allo straordinario contributo dei tanti ragazzi e ragazze che hanno collaborato volontariamente nell’organizzazione – che non ha però tenuto lontano il pubblico.
“Per avere una grande speranza devi avere una grande paura: stiamo vivendo adesso un momento di fermo in questa nostra società, di rivisitazione di certi presupposti, ma tutto ciò rafforza la speranza. Questa grande paura ci fa sperare in un domani migliore e ci stiamo lavorando tutti”, commenta Maria Caterina Federici, coordinatrice del Festival. In conclusione del Festival, Federici ricorda alcune parole di Maffesoli, uno dei grandi ospiti di questa edizione: “ha sottolineato che non stiamo vivendo la fine del mondo ma la fine di UN mondo, ciò significa che c’è un nuovo mondo che sta arrivando, non sappiamo che epoca sarà ma dipenderà tutto da noi”.
“La sociologia non si è fermata” commenta Mario Morcellini, Consigliere alla Comunicazione della Sapienza di Roma. “Era una promessa – prosegue – e come sociologi abbiamo dato prova di mantenere l’impegno, credevamo nel fatto che vedersi dal vivo sarebbe stato diverso che farlo in webinar”. “Uno degli elementi di nota che emerge da questa edizione è l’alta presenza di giovani, molto oltre le nostre aspettative, a dimostrazione di quanto i giovani abbiano bisogno di riconoscersi in una comunità anche, e soprattutto, in tempi di crisi. Aggiungo, infine, che la sociologia deve essere ‘scossa’ da eventi come questi, perché se la società entra in crisi i sociologi devono domandarsi sul come porre riparo al disorientamento sociale”.
Pensiero, quest’ultimo in particolare, condiviso anche da Alessandro Cavalli, Presidente onorario dell’Associazione Festival della Sociologia di Narni che aggiunge: “davanti a questi cambiamenti bisogna trovare selle sintesi efficaci, e i sociologi che erano qui si sono tutti posti questo problema, senza svicolare”.
Secondo Maria Carmela Agodi, Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia, “in questo momento in cui gli strumenti e le scelte con cui si sta fronteggiando la crisi epidemica fanno emergere dalla società domande di senso che riguardano sia il presente che i futuri possibili, il Festival rivela la sua missione. Si tratta di ascoltare quelle domande e di mostrare quanto esse siano domande di interpretazione sociologica delle ‘metamorfosi’ che le nostre società stanno attraversando. Si tratta di mettere in gioco la nostra immaginazione sociologica per rendere il più possibile consapevole e democratica la scelta sulle direzioni da prendere collettivamente”.