Narni verso le elezioni, abbiamo posto ai 4 candidati sindaco della città un’altra domanda.
Le zone ex industriali nel territorio comunale cominciano ad essere tante: la parte inutilizzata della ex Sgl Carbon, la zona di ex Terni Industrie Chimiche di fatto senza attività, o molto poco rispetto alle potenzialità, tanto per citarne due. Servirebbe un cambio di passo per riutilizzarle. Quale sarebbe secondo voi?
LORENZO LUCARELLI
Nel primo caso credo sia fondamentale una disponibilità ad accogliere da parte di Sgl, ancora proprietaria di Narni 1, progetti di riattivazione industriale.
Per Narni 1 la prospettiva concreta si aprirà al termine del percorso di bonifica del sottosuolo portato avanti da Sgl e che ha una durata prevista di 7 anni. Siamo ormai negli ultimi passaggi.
Risultato ottenuto con l’insediamento di Sangraf invece a Narni 2.
Per la zona di Nera Montoro serve investire come in altre aree della provincia di Terni nell’indirizzare risorse per il recupero ambientale. Su questo particolare progetto abbiamo partecipato ad un avviso per ottenere risorse in tal senso dal Ministero dell’Ambiente.
A Nera Montoro sono in via di ultimazione due nuove attività industriali innovative , rientranti all’interno dell’economia circolare e ad alta tecnologia. È nostra priorità, anche attraverso finanziamenti PNRR, intervenire con un ammodernamento complessivo delle infrastrutture dell’area così da essere ulteriormente attrattive. Abbiamo inserito ex Adica come sito orfano e stiamo per ricevere importanti finanziamenti per risanare ambientalmente l’area e quindi anche questa renderla appetibile per nuovi insediamenti.
Noi l’abbiamo già candidata alla regione per essere inserita come area idonea per la produzione di idrogeno verde anche perché il polo è connesso con i poli industriali di Terni con un idrogenodotto. Questa operazione sull’idrogeno in un’ottica di area vasta farebbe diventare la nostra manifattura altamente competitiva in un contesto europeo.
Quell’area, come Narni 1 o qualsiasi altra area industriale dismessa può trovare nuova proiezione e interessi di investitori solo se soggetta a interventi di recupero ambientale.
Anche perché la nostra ambizione è di portare avanti un modello di nuovi insediamenti sostenibili e green nel processo e nel prodotto manifatturiero
ROBERTO PEI
Sulle ex zone industriali, il messaggio che dovrebbe passare é semplice all’inizio.
Infatti prima di pensare come utilizzarle, andrebbero bonificate, altrimenti facciamo la fine del Campo della Corsa all’Anello, costruito sopra una discarica.
Quindi propongo il carotaggio di tutti i terreni interessati, mi sembra di aver capito che vi fossero contaminazioni di ammoniaca nei pressi o addirittura dentro i terreni dell’ex Elettrocarbonium e che ci fossero addirittura delle infiltrazioni sulle falde acquifere (zona Sabbione).
Potremmo utilizzare queste zone in ogni modo, prima vanno messe in sicurezza, se vi fossero responsabilità, costringere i proprietari o ex proprietari a risarcire la cittadinanza.
Certo forse sarebbe possibile anche una riconversione industriale, ho visto per esempio la proposta di produrre idrogeno sostenibile, renderebbe plausibile un miglioramento delle forniture energetiche sul nostro territorio (zona chimica Nera Montoro).
Per il resto preferirei uno smantellamento delle zone inutilizzate ed una riconversione turistica.
Vedete, tutti gli abitanti del territorio, si lamentano della mancanza di una piscina.
Ok zona ex Elettrocarbonium, progettiamo un parco acquatico, attirerebbe clientela da tutta la provincia di Terni e l’alta Sabina e sicuramente degli investimenti importanti.
Le suddette zone, in passato, sono state utilizzate anche per degli spettacoli, una sorta di Città Invisibili, tanto care ad Italo Calvino.
Penso ad un centro archeologico Industriale, macchinari, storia, testimonianze, insomma una guida al percorso che Narni ha avuto dall’inizio del secolo scorso, dalla trasformazione di una conceria alla produzione di carboni elettrici, il passaggio da una economia agricola ad una industriale.
In Italia ci sono ben 100 milioni di metri quadri di aree industriali dismesse, esempi di cose realizzate:
• Ex Stabilimento Italgas Torino, residenze costo 134 milioni di euro.
• Ex acciaierie Ferrero Settimo Torinese, uffici, residenze, scuola materna, commercio e artigianato, costo104 milioni di euro.
• Ex officine Ansaldo Genova, residenza, commercio, palazzetto dello Sport, costo 420 milioni di euro.
• Ex fabbrica Italiana Tubi, demolita, costruzione di un parco urbano e sportivo, costo 77 milioni di euro.
Potrei fare una lista infinita solo sulle esperienze Italiane.
• Ex stabilimento Miralanza ,Roma, ora spazio Teatrale ed espositivo.
• Ex stabilimento chimico, Napoli, oggi Città della Scienza.
Se facciamo volare la nostra immaginazione, anche prendendo spunto da esperienze nazionali ed Internazionali, riconvertire le aree, sarà elemento di grande soddisfazione.
CECILIA CARI
Ci impegneremo a supportare tutte le aziende del territorio, recuperando le aree ex industriali non più produttive ed attuando un serio programma di bonifica. La sostenibilità deve essere il punto di forza per attrarre gli investitori esterni e locali.
Organizzare , di concerto con Sviluppumbria, Regione Umbria e Comune di Terni, dei Workshop e Start-up dedicati per attirare aziende operative interessate ad investire.
Penso, all’agrofotovoltaico per recuperare, dopo la bonifica, i terreni oggi inutilizzati.
Il nostro territorio rientra nell’ area di crisi complessa. Quindi se le aziende proprietarie di dette superfici presentano progetti di utilizzo, sono previsti anche finanziamenti pubblici e sovvenzioni. Al contrario, se non esistono progetti reali di rilancio ed utilizzo, le aziende proprietarie devono provvedere alla bonifica, per restituirle ad un uso diverso di quello industriale e risanarle dal punto di vista ambientale.
Interessante ed ambizioso, é anche il progetto ALIBULA – NAHAR nomi dei due possenti fiumi locali il Tevere ed il Nera, dove sviluppare un’ intera Comunità energetica:” costruzione di mini villaggi con villette singole di proprietà, in bio edilizia sostenibile, autosufficienti energeticamente, con sistemi di riscaldamento e di raffrescamento energia zero ed una casa passiva e solare. Sempre in questa, sono presenti delle aree comuni per attività di co-housing”. é dunque un modello abitativo, che potenzia la qualità di vita delle persone, attraverso la creazione di nuovi spazi abitativi.
Troppe le promesse disattese, penso alla grande occasione degli anni 90 area ex Spea e del grande parco tematico poi costruito a Valmontone, Rainbow Magicland, con posti di lavoro sfumati ed un indotto che avrebbe portato un benessere diffuso per tutta la città. Penso al progetto Agri Village vanto dell’ex sindaco Bigaroni: un’immensa struttura che sarebbe dovuta sorgere nella piana di San Liberato, con la promessa di altri 500 posti di lavoro, 350 operatori economici coinvolti, 220.000 metri quadri di terreno ed 80 milioni di euro di investimenti, apertura nel giro di un anno… era l’anno 2009!! Oggi restano i rimpianti … tanti e pesanti !!! Queste opere avrebbero potuto cambiare il volto di un intero territorio.
ORA BASTA PIANGERSI ADDOSSO DIAMOCI DA FARE!!!! Non possiamo rimanere isolati e chiusi nel nostro pensiero, DOBBIAMO PENSARE IN GRANDE, LO DOBBIAMO PER LE GENERAZIONI FUTURE. Il nostro obiettivo è quello di portare un benessere diffuso e di contrastare il drammatico calo demografico.
Altra idea per le aree industriali è il coinvolgere le Università di Perugia, di Roma e Camerino nella realizzazione di spin-off universitari nei settori della chimica e della ingegneria dei materiali .
Mai arrendersi
MAURIZIO BUFI
Riguardo all’uso delle zone ex industriali nel territorio comunale, vanno studiati eventuali progetti di intervento. Occorre in via preliminare distinguere tra quelle di proprietà privata e quelle pubbliche. È evidente che sulle prime il Comune non può intervenire, salvo provare a sensibilizzare la proprietà a forme di riqualificazione e/o bonifica, che richiedono risorse molto ingenti. Per gli spazi che un tempo sono stati oggetto di produzioni tossiche, il tema della bonifica è quanto mai critico, perché incontra enormi problemi economici, procedurali e ambientali. Quanto alle aree pubbliche bisogna partire dai piani urbanistici e capire le eventuali destinazioni d’uso o loro modifica. Una soluzione potrebbe essere quella di un recupero per un’area di stampo multifunzionale, dal commerciale ai servizi, fino al verde pubblico. Tutta la questione è comunque da approfondire.
LE DOMANDE PRECEDENTI
Narni verso le elezioni amministrative. Cosa pensano i candidati a sindaco, Lucarelli, Cari e Pei sulla pulizia della città