Mentre le commissioni Ambiente e attività produttive di Camera e Senato esaminano lo schema di decreto legislativo (AG 292) che dovrà dire dove si possono installare in Italia le nuove migliaia di torri eoliche e i campi intensivi di fotovoltaico per migliaia di ettari, come previsto dal Governo con i piani di settore finanziati con i 70 miliardi dedicati dal PNRR, è arrivata come una bomba la notizia che presto lo splendido panorama di Orvieto, Castel Giorgio e altri comuni limitrofi potrebbe essere scempiato da sette pale eoliche da 6 MW ciascuno, da realizzarsi tre nell’area di Alfina (Castel Giorgio) su terreni di proprietà dell’Opera del Duomo e quattro a Orvieto su terreni di privati cittadini. Il Parco eolico è ora al Ministero della Transizione Ecologica per la valutazione di rito e l’istruttoria sembra essere in fase avanzata.
Italia Nostra – che sulla questione delle energie rinnovabili, insieme alla Coalizione Art. 9 – ha da tempo sollecitato il Governo a mitigare gli impatti sul paesaggio conseguenti ad una transizione ecologica piegata a logiche industriali, ritiene assolutamente inopportuno l’impianto, posto in un’area a vocazione turistica, come ha sottolineato il sindaco di Castel Giorgio, Andrea Garbini. Seppure si comprendano a malincuore le ragioni degli agricoltori, abbandonati a sé stessi, fa specie che a piegarsi a modalità di estrazione energetica impattante – come riconosce lo stesso Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani – sia un ente con finalità sociali come l’Opera del Duomo di Orvieto. L’auspicio è che questo impianto trovi altra e migliore collocazione.
Ad oggi non esistono in Italia regole su dove fare questi nuovi e impattanti impianti, spiega Italia Nostra Umbria, con la conseguenza che, nel frattempo, questi possono essere realizzati su siti archeologici, siti UNESCO, parchi nazionali e regionali, aree agricole (pericolo denunciato anche da Coldiretti) e aree della rete europea Natura 2000. Italia Nostra ha anche suggerito, anziché consumare ulteriore suolo, di utilizzare prioritariamente, per il fotovoltaico intensivo, i 7000 chilometri quadrati di coperture industriali esistenti e i 9000 chilometri quadrati di aree già impermeabilizzate e degradate, in modo da addirittura superare l’obiettivo di 70 gigawatt di energia da rinnovabili, fissato a livello europeo.