Si conoscevano da sempre, da quando George aveva 11 anni ed Andrew ne aveva 12 e George era arrivato a Londra e l’insegnante doveva decidere chi affiancargli. Andrew alzò la mano. Così inizia la storia fantastica di coloro che sarebbero diventati nel giro si pochi anni (a 18 anni già bussavano alle porte delle case discografiche) due star planetarie del pop. Georgios Kyriacos Panayiotou (George Michael) ed Andrew Ridgeley.
E’ disponibile su Netflix il bellissimo documentario “Wham!”, la storia del duo che in 4 anni conquistò il mondo con una serie di successi e primi posti impressionanti. Ma non fu così facile perché, a 18 anni, i discografici bocciarono i demo di “Club Tropicana” e “Careless whisper”, che loro fiduciosamente presentavano. “Ricordo che mi si rivoltava lo stomaco – afferma George Michael – ero devastato assolutamente”. Finché un amico di Andrew, Mark Dean, gli offrì il primo contratto discografico per la Inner Vision. Fu la svolta. “Fu assolutamente magico – afferma George Michael – poter realizzare le tue fantasie con il tuo migliore amico, era un sogno che si avverava”. Venne stampato il loro primo 45 giri “Wham Rap!”, “Wham, bam, i am a man”, il ritornello. Doveva essere un successo, non entrò nella Top Chart 100 dei singoli. “Fu un disastro”. Il secondo, “Young Guns”. si fermò al 42° posto ma entrò in classifica. “Se questa canzone non avesse sfondato non avremmo inciso altro”, è ancora la voce di George Michael a sottolinearlo. Ma non era abbastanza. “Passai un settimana a pensare di non avere talento”, ancora Michael.
Il docu-film, infatti, è una proposizione per immagini, della nascita e dell’esplosione del mito, con le voci narranti degli stessi George Michael ed Andrew Ridgeley.
La vera svolta arriva nel novembre del 1982 quando la popolare trasmissione Tv sulle classifiche e novità discografiche del Regno Unito, “Top of the Pops” li chiama a partecipare. Cambiò decisamente tutto. “Young Guns” scalò le classifiche e divenne il primo, vero, successo degli Wham, arrivando al 3° posto.
Hanno 20 anni e hanno sfondato. Ce l’hanno fatta. “Wham Rap!” venne rilanciata e arrivò all’8° posto in classifica.
L’estate dell’83 (40 anni fa) George ed Andrew a Ibiza girano il video di “Club Tropicana” ed è lì che George confida al suo amico Andrew che è gay. Dal documentario si evince come George Michael abbia sofferto tantissimo per aver dovuto vivere a lungo nascondendo questa sua caratteristica, passando anzi per latin lover. “Volevo fare coming out ma persi del tutto il coraggio”, afferma George Michael “e, per necessità, mi dedicai all’evoluzione degli Wham!”
L’estate dell’84 i primi scricchiolii della band. George Michael infatti pubblica come solista “Careless whisper” che lo impone come star assoluta globale. Il singolo va in testa alle classifiche di mezzo mondo compresi Usa e Gran Bretagna, i mercati più importanti.
E l’anno successivo gli Wham, con un Tour gigantesco negli stadi, conquistano definitivamente l’America. A quel punto hanno raggiunto il maggior successo possibile (e in soli 3 anni).
“Oddio, sono una star mondiale e sono gay – riflette George Michael – la depressione era dovuta a questo, al fatto di aver nascosto il mio vero io”. Felice ma lo stesso turbato. George Michael si rende conto che Wham è un abito stretto perché c’è in ballo molto di più di una storia musicale.
“Prima o poi doveva finire, lo sapevamo entrambi”, dice Andrew Ridgeley, stanco di essere il ragazzo fortunato che ha avuto successo accanto a George Michael e poi Michael aveva bisogno di espandersi e di completare una sua identità. E così nel febbraio dell’86 gli Wham annunciano che si separano, non prima di aver tenuto un concerto , il loro concerto finale, il 28 giugno 1986, in uno stadio Wembley di Londra, strapieno.
“Tutti ci svegliamo nel bel mezzo di un sogno e all’improvviso non c’è più, gli Wham erano giunti alla fine, non sarebbero mai stati cinquantenni”.
George Michael da atto a Andrew Ridgeley che “senza di lui non ce l’avrei mai fatta” e poi con tristezza “da quando eravamo bambini è la prima volta che ci separiamo e non avevo idea di quanto mi sarebbe mancato quel sostegno, ero da solo”. “Era a un passo dalla grandezza – dice Andrew Ridgeley – ma non sapevo cosa significasse davvero essere George Michael”.
George Michael, nella sua carriera da solista, ha poi venduto qualcosa come 120 milioni di dischi. Oltre 100 milioni quelli venduti in soli 4 anni , tra la fine dell’82 e l’86 dagli Wham.
George Michael aveva un solo cruccio e cioè che “Last Christmas”, a causa del successo del contemporaneo “Do the kwow it’s Christmas” di Band Aid (della quale faceva parte peraltro anche lui stesso) , non andò oltre il 2° posto in quel Natale 84. E George non saprà mai, purtroppo, che quel 1° posto lo raggiungerà nel Natale del 2020 perché “Last Christmas” è diventato un cult immancabile sotto le feste. Non è Natale se non risuonano le note di “Last Christmas”.
Bellissimo e per certi versi struggente questo docu-film che ha il potere di riportarci agli anni della nostra spensieratezza, a quei favolosi anni 80, con tutta la vita davanti a noi, con i nostri sogni e la speranza di realizzarli. Ma “tutti ci svegliamo nel bel mezzo di un sogno”.