Un anno da dimenticare, in media, per i produttori umbri di olio: produzione in calo del 50-60% rispetto al 2022, circa il doppio di quanto si stimava due mesi fa, in occasione del bilancio della campagna vino. Come per il vino, che a dispetto di previsioni catastrofiche in Umbria aveva limitato le perdite di quantità al 20%, si sperava che per l’olio la flessione della produzione fosse contenuta. Invece è avvenuto il contrario, doppiando le previsioni negative a differenza di quanto avviene in altre regioni italiane dove, invece, i dati della produzione sono buoni (lì la campagna olearia spesso è ancora in corso come in Campania, Sicilia, Puglia e non ci sono quindi dati definitivi), mentre molto male sono andate le Marche e male la Toscana.
A provocare il crollo in Umbria le forti piogge in fase di fioritura, l’attacco della mosca (la mosca dell’olivo, la cui larva è una minatrice della drupa dell’olivo, è considerata l’avversità più grave a carico dell’olivo) e, nell’ultima fase, il colpo di grazia della siccità e quindi la mancanza d’acqua nelle zone sprovviste di impianto d’irrigazione.
La qualità dell’olio prodotto in Umbria è buona e i prezzi medi, come emerge dal Listino Borsa Merci di Perugia della Camera di Commercio dell’Umbria, sono in aumento del 17-18% rispetto al 2022 e del 35% rispetto al 2021 per le piccole partite non confezionate acquistate direttamente al frantoio (prezzo medio 2023 13,5 euro, 2022 11,5 euro e 2021 10 euro al Kg).
Percentuali del prezzo in crescita, ma assolutamente incapaci di fare fronte alla voragine della produzione, come detto tra il -50 e il -60 percento. Senza contare il forte aumento dei costi, nell’ordine del +30%, che dal 2021 ad oggi i produttori hanno dovuto subire.