Nonostante siamo ormai alla quarta ondata l’ospedale di Terni continua ciclicamente ad essere paralizzato. Personale sanitario spostato da una parte all’altra come pedine di una scacchiera, ragionando sulle teste e non sulle specifiche competenze, il tutto senza una progettualità e solo rincorrendo il virus.
Lo scrive in una nota Giorgio Lucci, segretario provinciale della FP-Cgil, un’accusa nei confronti dei vertici dell’azienda ospedaliera.
Nonostante i ricoveri nel paese siano stabili – sostiene Lucci – in ospedale continuano ad aumentare progressivamente, per cronica inadeguatezza del filtro territoriale per i non acuti, per la mancanza di strutture pronte ad accogliere i dimessi dall’ospedale, per l’incapacità di garantire le cure domiciliari. Tutto ciò sta di fatto bloccando di nuovo tutte le attività non covid che seppure timidamente erano ripartite.
Una situazione che si ripete: i pazienti chirurgici e quelli non covid, per la quarta volta, sono tornati ad essere pazienti di serie B, con sospensione e blocco dei loro percorsi diagnostici e terapeutici, blocco dei ricoveri e delle liste di attesa. Reparti chirurgici chiusi per la cronica carenza di organico, aggravata da personale in quarantena.
Un Pronto Soccorso al collasso con un numero considerevole di pazienti Covid e non Covid che vi stazionano per giorni, come in un normale reparto di degenza, con personale sanitario stremato, in continuo rientro dai riposi e dalle ferie, i cui casi di Covid sono superiori ad altre strutture.
La carenza di personale – aggiunge il segretario territorio FP Cgil – è frutto del perseverare di anni di scelte, regionali e locali, miopi e della mancanza di un serio investimento sulle risorse umane e sulle strutture.
A peggiorare la situazione è la mancanza di percorsi distinti tra pazienti Covid e non Covid, la mancata attivazione di ulteriori posti letto Covid e delle zone grigie (dove vengono assistiti pazienti il cui quadro clinico potrebbe evolversi in Covid).
Tale situazione, mai verificatasi in precedenza, ha determinato la presenza in alcuni reparti ordinari non covid di pazienti positivi e sospetti, che, seppure isolati, rappresentano sempre un potenziale rischio per mancanza di zone filtro, di locali adibiti alla vestizione e svestizione, di assenza di formazione specifica e presenza di letti sul corridoi.
Un potenziale rischio anche per gli operatori che sono costretti ad assistere pazienti Covid e non Covid in reparti che dovrebbero essere Covid-free e che invece spesso rischiano di far esplodere dei cluster. L ‘alto numero di contagiati tra il personale – conclude Lucci – potrebbe essere legato anche a questo.