Le vicende giudiziarie che hanno colpito l’azienda ospedaliera di Perugia non debbono bloccare l’attività della sanità umbra.
Lo chiedono a gran voce tutte le sigle sindacali – Cgil, Cisl, Uil, Fsi Usae, Fials, Nursing Up, Nursing ed Rsu – che per la prima volta si sono unite in difesa dei caratteri di eccellenza e di alta specializzazione dell’azienda ospedaliera di Terni.
“La vicenda politica ha un suo percorso, ha evidenziato Michele Belladonna della Cisl Fp Umbria, noi dobbiamo mettere al centro dell’attenzione quelle che sono le esigenze e i bisogni della gente”.
“Il rischio è che quanto accaduto a Perugia si ripercuota di più a Terni, ha sottolineato Mauro Candelori della Uil Fpl, perché la scelta di commissariare le quattro aziende umbre senza un apparente motivo, in quanto non sono in default finanziario o hanno problemi particolari, è poco lungimirante.”
In particolare le preoccupazioni dei rappresentanti dei lavoratori si rivolgono a quattro situazioni specifiche. La prima è la fine del commissariamento delle due Aziende e delle altrettante Usl: “dal 1’ luglio vogliamo una direzione che operi con tutte le sue strutture, spiega Giorgio Lucci della Cgil Fp Terni, ossia direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario. Questo per evitare ulteriori elementi di incertezza in una fase già estremamente delicata”.
La seconda è la conferma del piano di assunzioni già concordato: “a fine luglio abbiamo una serie di concorsi per infermieri e tecnici, aggiunge Lucci, che derivano dalla vertenza che Cgil, Cisl e Uil hanno portato avanti in questi anni. Chiediamo il concorso per il personale amministrativo perché anche qui abbiamo delle autorizzazioni, ma il concorso è fermo”.
Al Santa Maria mancano circa 125 figure professionali tra operatori socio sanitari, infermieri, medici e al momento vengono utilizzati lavoratori interinali e i cosiddetti codici 30, che erano stati introdotti per abbattere le liste di attesa. Gli operatori sanitari, quindi, vivono una situazione particolarmente gravosa, ma garantiscono quotidianamente assistenza ai pazienti con tutta la loro qualificata professionalità.
La terza situazione critica riguarda gli investimenti di edilizia sanitaria e per le apparecchiature tecnologiche necessarie. In questo campo le carenze organizzative per la degenza dei pazienti fanno si che si ricorra costantemente all’utilizzo dei letti sui corridoi.
Infine, la quarta questione investe il nuovo piano sanitario regionale: “anche questo è fermo – rileva Lucci – e noi chiediamo che venga portato avanti, che non si faccia un’azienda unica ma rimangano le attuali quattro aziende sanitarie e chiediamo che ci sia una integrazione forte tra l’azienda ospedaliera ed il territorio perché crediamo che questo possa migliorare il servizio sanitario in questa regione”.
I sindacati segnalano poi criticità nei rapporti con il commissario straordinario. “Le relazioni sindacali si stanno progressivamente interrompendo – hanno detto – quello che facciamo oggi è un atto di responsabilità, poi andremo con lo stato di agitazione”.
Non vanno meglio i rapporti con l’azienda che “ricorre sistematicamente ai richiami e ai provvedimenti disciplinari.”
I sindacati, quindi, chiedono alla Regione, di svolgere un’azione politica di governo con modalità adeguate, capace di garantire pienamente almeno la gestione ordinaria dei servizi.