” Paolo è stato un grande uomo, prima che un grande calciatore. Dove ho potuto l’ho voluto al mio fianco perché era un giocatore su cui contare ad occhi chiusi per le sue qualità tecniche, ma anche e soprattutto perché era un autentico leader, uno di cui ti potevi fidare perché ti dava il massimo di quelle erano le sue potenzialità.”
E’ Claudio Tobia, il tecnico di quella splendida Ternana che a Chieti fece impazzire i 14.000 presenti e una città intera rimasta a soffrire a Terni, a ricordare Paolo Doto, il ” geniaccio “, il protagonista di quella splendida promozione incancellabile dalla mente dei tifosi rossoverdi.
” Paolo è stato con me a Caserta, a Reggio Calabria, a Terni ed è con la Ternana che ha espresso le sue qualità tecniche migliori realizzando gol su gol e tutti di bellissima fattura. Momenti indimenticabili che restano scolpiti nella mia mente. Il più bello? Sicuramente quello realizzato da Paolo contro il Perugia al Liberati. Il cross di Giulio Forte, il suo colpo di testa con pallone in rete, e la sua folle corsa verso la Curva Est e relativo abbraccio, prima del ritorno in campo, con il mio secondo, Gaetano Castaldo, che gli aveva pronosticato il gol prima dell’inizio del derby. ”
Claudio trasmette emozione quando parla del Geniaccio, si sente lontano un miglio che era legato a lui da un affetto profondo. Del resto come non voler bene ad uno come Doto!
” Paolo era un ragazzo favoloso, generoso, altruista, uno che amava la vita e l’affrontava con la sua allegria. Nel gruppo, poi, sapeva starci ed, anzi, era lui che con i suoi scherzi, con le sue battute riusciva a risollevare il morale dello stesso anche nei momenti più delicati che, è inutile negarlo, ci sono stati. Voglio ricordare un episodio- continua Claudio – che fa capire qual’era lo spirito con cui Paolo affrontava le situazioni anche più scabrose. Eravamo ad Assisi, ritiro pre-campionato- e Paolo mi fece arrabbiare tanto che lo costrinsi, per punizione, a fare 10 giri di campo. Lui senza colpo ferire iniziò a girare con i compagni che a bordo campo lo sfottevano in modo scherzoso. Chiunque si sarebbe offeso, lui, invece, continuò e alla fine corse ad abbracciarmi perché evidentemente aveva capito di aver sbagliato in quella circostanza. Ed è stata l’unica volta in cui mi sono arrabbiato con lui. Del resto come potevi esserlo con Paolo! “.
E’ al telefono Claudio, ma si sente che trattiene a stento le lacrime perché lui era affezionato al suo numero 10, ne apprezzava il comportamento, il suo modo di fare e quel suo essere sé stesso in tutte le occasioni anche, e soprattutto, fuori dal terreno di gioco.
” Paolo – continua Tobia – era un uomo di grandi qualità umane e calcistiche. Fa e farà parte dei momenti sacri, indimenticabili, incancellabili della mia vita. E con lui la sua famiglia, Stella, la moglie, e le sue due figlie, Giulia e Veronica, alle quali rivolgo le mie più affettuose condoglianze “.
La conversazione con Claudio non può continuare perché la commozione lo attanaglia all’improvviso e non riesce più a parlare, ad esprimere la sua rabbia, la sua amarezza. Riesce solo a pronunciare una frase.
” Come si può morire a 58 anni? ”
Una domanda che, purtroppo, non conoscerà risposta!