L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha deciso all’unanimità di rinviare in Commissione la proposta di legge del consigliere Tommaso Bori (Capogruppo Pd) sulla riduzione delle indennità dei rappresentanti istituzionali della Regione Umbria. L’Aula ha accolto la proposta avanzata, al termine dell’illustrazione dell’atto, dallo stesso proponente.
In base a questa proposta verrebbero dimezzate le indennità spettanti al presidente della Giunta e dell’Assemblea, ai consiglieri e agli assessori regionali.
“Con questa modifica legislativa – ha spiegato Bori – l’importo complessivamente riconosciuto delle indennità spettanti al presidente della Giunta regionale, al presidente dell’Assemblea legislativa, ai consiglieri e agli assessori, non potrà essere superiore allo stipendio spettante, per legge, al sindaco di una città con numero di abitanti pari al numero dei residenti della regione Umbria, in base ai dati dell’ultimo censimento effettuato. Tale importo dovrà diventare un emolumento unico interamente trasparente e tassato. Questa proposta è un gesto concreto di responsabilità, sul quale auspico la più ampia convergenza da parte degli altri colleghi, come espressione autentica, e non demagogica, di una politica impegnata con unità e spirito di servizio, a contrastare le disuguaglianze sociali”.
C’è da dire che i sindaci delle città che hanno una popolazione superiore ai 500 mila abitanti ricevono una retribuzione lorda di 7.800 euro al mese.
Il capogruppo M5S , Thomas De Luca ha chiesto “l’immediata calendarizzazione della proposta di legge Bori per il taglio delle indennità”. De Luca annuncia inoltre la presentazione di una mozione per “imporre un tetto massimo alle retribuzioni pari a 62mila euro annui lordi, comprensivi di bonus ed integrazioni di varia natura, relativamente alle nomine espresse dal presidente della Giunta”.
“Gli umbri – sostiene De Luca – si sono stufati dei privilegi e di una politica sempre più distante, come mero esercizio del potere. Il voto del Referendum sul taglio dei parlamentari è stato un segnale chiaro e preciso. Su questa sfida il M5S non si tira indietro. E’ ora di dare delle risposte concrete che vadano oltre le schermaglie politiche e le ipocrisie di alcuni. E’ ora di separare il grano dalla crusca, di chiamare alcuni esponenti della Lega a dar seguito con i fatti alle parole”.
Per questo De Luca chiede “l’immediata calendarizzazione della proposta di legge Bori per il taglio delle indennità. Non chiederemo a questi signori di fare né più né meno di quello che noi già facciamo da anni: tetto massimo a 3.250 euro netti, contributi previdenziali minimi e rendicontazione pubblica, puntuale e trasparente del forfettario delle spese di esercizio mandato. Dall’insediamento dell’Assemblea legislativa dopo il voto dello scorso mese di ottobre, il sottoscritto ha restituito fino ad oggi 11.700 euro. Negli ultimi 5 anni i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle hanno restituito 101.704,29 euro”.
“Il caso montato intorno al presidente dell’Inps Tridico – aggiunge il consigliere 5 Stelle – chiede un impegno ancora più deciso fissando il tetto massimo degli stipendi ai nominati dalla politica regionale umbra a 62mila euro. Non ci sarebbe neanche bisogno di spiegare che 150mila euro sono pure pochi per chi guida un ente che gestisce la quasi totalità della previdenza italiana, con un bilancio che si aggira intorno ai 240 miliardi di euro e 28.862 dipendenti. E che a seguito dell’emergenza Covid l’Istituto di previdenza si è trovato a gestire in piena pandemia una mole di lavoro gigantesca rispetto all’ordinario, basti pensare che tra gennaio e agosto 2020 le ore di cassa integrazione autorizzate sono state oltre 3 miliardi con un aumento del 988% rispetto all’intero 2019. Rispetto alla polemica che ha scatenato lo sdegno della Lega Umbria ricordiamo che a maggio 2019 Tridico era stato nominato come ‘organo munito dei poteri del cda’ in ticket col vice Adriano Morrone in quota Lega. Il decreto 4/2019, approvato da Lega e M5S, stabiliva gli stipendi ‘senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica’ e senza effetto retroattivo.
Al netto della solita propaganda e alcune diffamazioni a mezzo stampa, condividiamo l’appello alla frugalità e al buon esempio da parte di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica soprattutto in un periodo in cui il paese vive un momento di difficoltà”.