Avevano giocato un’ultima carta i mariniani e bocciani del Partito Democratico dell’Umbria. Ovverosia chiedere un parere alla commissione di garanzia del partito sulla validità dell’assemblea regionale, che loro ritenevano ancora in vita e della quale reclamavano la convocazione. E ieri pomeriggio la risposta è arrivata. Sconfitto il tentativo di riesumare l’organismo.
“In merito al commissariamento del Partito Democratico dell’Umbria, fonti vicine alla segreteria nazionale fanno sapere che la volontà espressa con il commissariamento coinvolgeva tutti gli organismi a partire dall’Assemblea regionale del partito. Al Commissario il compito di gestire questa fase in modo collegiale e largo.”
Se sarà possibile, viene da aggiungere, perché il tentativo evidente delle due correnti interne del PD era piuttosto ovvio. Siccome pensano di avere in mano la maggioranza dell’assemblea ritengono anche di potere decidere sulle candidature e le liste in vista del voto anticipato.
Allo scopo questa mattina hanno indetto anche una conferenza stampa. Ogni tentativo di mediazione con il commissario Walter Verini è fallito. E’ chiaro che, visto lo scandalo sanità che ha travolto il partito e la giunta Marini, con il commissariamento si è voluto lanciare un segnale inevitabile di discontinuità con la precedente gestione, discontinuità che deve proseguire con l’individuazione del candidato presidente e con la compilazione delle liste. Bocciani e mariniani potranno contribuire al dibattito interno e partecipare al confronto ma, di certo, non potranno dettare loro le regole, visti i danni che hanno prodotto.
Di certo tenere in ostaggio il partito con un dibattito infinito non può che produrre ulteriori danni per il PD.
Già la strada è in salita se poi si continua con le divisioni interne la sorte sembra segnata.
Secondo il presidente della giunta regionale, Fabio Paparelli, “dovremo superare al più presto questa fase, iniziando a ricostruire. La comunità democratica umbra – ha detto Paparelli al Messaggero – attende segnali perché si apra una fase politica nuova che metta al centro le persone e i loro bisogni, dove le parole d’ordine siano idee, valori, progetti, merito e trasparenza. Se non vogliamo rassegnarci a consegnare l’Umbria di Pietro Conti, Fabio Fiorelli, Aldo Capitini e Francesco d’Assisi al razzismo intollerante, alla rozzezza e all’incapacità della Lega abbiamo il dovere di passare dall’io al noi imparando dagli errori”.