Per la prima volta Poggio di Otricoli riscopre la sua storia, curiosa e per certi versi mitica. L’associazione Castrum Podii Medii ha affidato allo storico Bruno Marone lo studio delle origini del centro abitato di cui si comincia ad avere tracce storiche intorno all’anno Mille.
Secondo Marone la nascita di Poggio di Otricoli potrebbe essere legata alla vicenda di Tomaso, detto Maco, “che aveva moglie ricca, forse bella e beni ingenti sparsi qua e là fra Calvi e Narni”.
Intorno al 1050 Maco decide, per la salvezza della sua anima, di donare gran parte del suo patrimonio all’abbazia di Farfa.
“Perché – spiega Bruno Marone – nei possessi di quei due sposi è verosimile che resistevano dei luoghi disseminati nella zona dalla Flaminia a Calvi, dove stavano nascendo o forse parzialmente già esistenti, almeno tre centri: Alvenino, Poggio di Otricoli, appunto, e Bubelano. Passano poco più di quattro generazioni e il quadro appare cambiato. E’ il 1237, 14 aprile e Berardo Egidi vende a Tebalduccio Dogani i suoi beni del castello di Poggio. Passano ancora 39 anni e Paolone Dogani – riferisce ancora lo storico – vende tutto al comune di Narni. Guadagna 150 libbre di denari e circa 54 chili d’argento. Successivamente Narni acquisterà dai Savelli il resto. Lì il conto fu enormemente più salato: 500 fiorini. Un fiorino faceva 3.5 grammi d’oro”.
Intanto erano spariti i villaggi di Alvenino e Bubelano, un centinaio di famiglie o poco più, probabilmente accolte, in gran parte, in Poggio già fortificato e più difendibile.
“I Poggiani erano rissosi – racconta Marone – per questioni di caccia e confini spesso finiva a legnate. Specie con gli Otricolani che si sentivano superiori dato che i loro antichi padri possedevano ville verso Sant’Ianni e verso Ara Vecchia. Alte erano le mura di Poggio di Otricoli e impotenti gli Otricolani che venivano picchiati e beffeggiati. Ma i Poggiani – ricorda sempre lo storico – se le davano pure con quelli di Calvi per via dei pascoli contesi e azzardarono anche con Narni che pure era il dominus. Pagavano pegno e cominciavano da capo. Indocili e fieri”.
Dall’alto di Poggio è immensa la vallata del Tevere. A sinistra il Soratte a destra il Cimino e in fondo l’Etruria con la sua storia.
“Osservando quest’angolo di ultima Umbria – dice ancora Marone – il pensiero va alle semine, alle trebbiature, alle vendemmie, al ritmo sempre nuovo e sempre antico della terra, alle feste, alle cacciate, alle cene. E in quest’angolo di ultima Umbria, vai al senso umile e pieno della vita. Ma tutto questo è trasmutato o già più non esiste. Il vocio dell’ultima brigata cantante la recente millantata battuta con ancora addosso la cacciagione bagnata e fumante alla fiamma è persa alla nebbia novembrina. Rimane, nella memoria lontana, eco sempre più fioca”.
Il paese di Poggio di Otricoli è ancora delimitato per buona parte entro l’antica cinta muraria, strutturata su sette torri. Nei secoli passati la Rocca di Poggio era il punto centrale e strategico in chiave difensiva.
Le “Giornate Medioevali”, giunte alla 14esima edizione, che si svolgeranno dal 19 al 21 luglio, rievocano anche questa storia lontana per impedire che essa si perda nei tempi e per riaffermare la dignità di una comunità intera. E quest’anno le “Giornate Medioevali” sono state anche inserite tra le Manifestazioni Storiche dell’Umbria.