Si aprirà il 12 novembre il terzo processo che dovrebbe fare luce definitivamente sui depistaggi che hanno ritardato l’accertamento dei fatti nella tragica vicenda di Stefano Cucchi. La famiglia Cucchi , la sorella Ilaria e i genitori hanno depositato una istanza al Tribunale di Roma, con la quale chiedono che il giudice “si astenga per gravi ragioni di convenienza.”
Il giudice monocratico assegnato al processo è Federico Bona Galvagno, che è stato giudice a Terni, per anni, fino alla scorsa primavera.
Nell’istanza la famiglia Cucchi sostiene che “da un casuale accesso a fonti aperte è emerso che il giudice Bona Galvagno ha partecipato, quale magistrato appartenente al Tribunale di Terni, ad una serie di eventi (convegni, inaugurazioni, conferenze) tenutisi fra il 2016 e il 2018 che, sia per l’oggetto, sia per i partecipanti (fra gli altri, alti appartenenti all’Arma dei carabinieri) hanno attirato l’attenzione degli scriventi.”
Nell’istanza ne vengono richiamati due. I due eventi a cui si fa riferimento si sono svolti uno a maggio 2018, cui ha partecipato l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette e l’altro a novembre 2018, al quale ha partecipato anche il generale Leonello Saliva. Secondo la famiglia ciò è sufficiente a sostenere che il giudice Bona Galvagno sia troppo vicino all’Arma dei carabinieri e che quindi possa non essere sereno nelle sue valutazioni.
“La situazione che di fatto si è venuta a creare – si sostiene nella istanza – può concretare quelle gravi ragioni di convenienza che i difensori delle parti civili ritengono sussistenti in relazione allo specifico tema del processo.”
Nel processo sono finiti otto fra ufficiali e sottufficiali dei carabinieri.
A Terni, il giudice Bona Galvagno si è occupato di inchieste scottanti come “Spada” sugli appalti comunali.