“Il suo atteggiamento rispettava lo standard del mafioso doc, non parlava di nulla e non ha mai avuto alcuna defezione, era sempre presente a sé stesso”.
Lo ha dichiarato all’ANSA l’ex direttore del carcere di Terni, Francesco dell’Aira, dove il boss mafioso è stato recluso , per circa un anno, nel 2006, subito dopo la sua cattura, dopo una lunghissima latitanza.
“Dei primi giorni della sua detenzione – ricorda l’ex direttore – non posso dimenticare la sua forza di carattere e la ‘preparazione’, evidentemente già sapeva quale sarebbe stato il suo percorso. Mi rimarrà impressa la sua coriaceità. Considerando la struttura che dirigevo ne ho conosciuti tanti di mafiosi al suo livello, ma lui era diverso, non ostentava ed era abituato a vivere con poco”.
Ci fu anche un tentativo di farlo trasferire dal carcere di Terni. A Giovanni Riina , figlio di Totò, anche lui recluso a Terni, i giornali attribuirono questa frase su Provenzano:”questo sbirro qui l’hanno portato?” In realtà , quella frase, Riina jr. non l’aveva mai pronunciata e la notizia fatta arrivare ai giornali era, dunque, palesemente falsa.
Dell’Aira sottolinea ancora che “nonostante il regime particolarmente duro” cui Provenzano era sottoposto “si è sempre comportato in maniera perfetta”. “Nel carcere di Terni – aggiunge – è stato trattato come la regola vuole, in maniera corretta e con quel senso di dignità che va comunque riconosciuto a tutti. Semmai sono rimasto esterrefatto che, quando era ormai diventato una larva umana – conclude l’ex direttore – lo Stato non abbia avuto il coraggio di togliergli alcune restrizioni”.
Bernardo Provenzano è morto oggi nel reparto ospedaliero del carcere di San Vittore, a Milano, all’età di 83 anni.