Quanto è costato in Umbria, in termini di chiusura delle imprese, il maxi aumento delle bollette dell’energia, che nel III trimestre 2022 ha toccato il suo acme ad agosto?
I dati Movimprese evidenziano che le imprese attive in Umbria sono scese di 444 unità rispetto al trimestre precedente e di 383 rispetto al III trimestre 2021.
Ma nella realtà è ancora maggiore se si considera che, se i maxi incrementi non ci fossero stati o se fossero stati meno incisivi, il trend di crescita delle aziende effettivamente operanti nel 2022 non sarebbe andato distante dall’incremento registrato nel 2021, visto il proseguire della crescita del Pil.
Si tratta tuttavia di un solo trimestre e occorrerà attendere i dati del IV trimestre per capire se queste chiusure o congelamenti delle attività siano proseguiti o se invece, con il rientro parziale dei maxi aumenti, la situazione sia cambiata.
Le imprese umbre, rispetto all’andamento medio nazionale, mostrano di aver subito un po’ di più il contraccolpo dei maxi aumenti dell’energia su base congiunturale, mentre invece appaiono più resilienti se si guarda al confronto annuale. Infatti le imprese attive nella regione, tra il II e il III trimestre 2022, scendono da 80mila 431 a 79mila 887, con un calo dello 0,55%, contro il -0,42% della media italiana. Ma se si fa il confronto su base annua, tra il III trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021, il calo del numero delle imprese attive in Umbria è dello 0,48%, contro quello quasi doppio della media nazionale (-0,8%).
Continua invece la crescita di fondo della base occupazionale delle aziende. Se si guarda alle imprese compresenti nel triennio III trimestre 2019-2022 (senza quindi considerare le nuove iscrizioni e le eventuali cancellazioni dal campione), in Umbria le imprese – tra il II trimestre 2021 e lo stesso trimestre 2022 – hanno aumentato il numero degli addetti del 4,2% (un po’ meno del 4,7% della media nazionale, ma ciò si può spiegare con lo sforzo che il sistema imprenditoriale sta facendo dal 2015 per recuperare la notevole perdita di produttività patita durante la Grande recessione). Occorrerà tuttavia vedere cosa accadrà con il presumibile rallentamento dell’economia nel IV trimestre 2022 e soprattutto nel 2023, quando la crescita dovrebbe scendere allo 0,6% rispetto al +3,7%-+3,9% stimato per il 2022.
“Le imprese umbre – ha affermato Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – hanno dimostrato di saper contenere, con enormi sacrifici in termini di conti aziendali, l’impatto dei maxi aumenti dell’energia. Il numero delle aziende attive è sceso, ma non come era legittimo temere di fronte al prezzo impazzito dell’energia e agli altri rincari delle materie prime. Tuttavia il fatto che, dopo aver tenuto botta fino al II trimestre 2022, nel III trimestre si sia verificato un incremento non trascurabile delle aziende che, magari non chiudendo, hanno congelato la propria attività in attesa di tempi migliori, è il segnale che non poche attività sono allo stremo, perché i margini di profittabilità aziendale sono davvero scesi al lumicino. E margini di profittabilità ultra compressi significano meno investimenti e meno crescita dell’occupazione, oltre a un’occupazione più fragile e precaria. Per questo servono misure incisive sia sul fronte del contenimento dei costi energetici sia sul fronte del taglio al cuneo fiscale, ridando fiato alle retribuzioni dei lavoratori di fronte a un’inflazione al galoppo”.