La richiesta di grazia è stata presentata al Quirinale lo scorso mese di dicembre.L’iter prevede una istruttoria della Procura di Torino (il cui parere , comunque, non è vincolante). Poi la pratica passerà al ministero di grazia e giustizia per un parere.Dopo si pronuncerà Sergio Mattarella.
Ha chiesto la grazia, Marco Pucci, ex manager della Thyssenkrupp, condannato in via definitiva a 6 anni e 10 mesi di reclusione per il rogo alla AST di Torino in cui persero la vita, nel dicembre 2007, 7 operai.
Insieme a Pucci sono stati condannati altri dirigenti della multinazionale tedesca fra i quali, l’altro ternano, Daniele Moroni (7 anni e 6 mesi) e l’allora amministratore delegato Harald Hespenhahn (9 anni e 8 mesi).
“Ha già pagato pesantemente fino ad oggi il suo ruolo di responsabile commerciale dell’area marketing. Ora ha diritto di intraprendere questo percorso nel silenzio ed in maniera serena, come la legge gli consente”, ha affermato Massimo proietti, uno degli avvocati che assiste Marco Pucci.
“Siamo sempre stati convinti – ha aggiunto l’avvocato Proietti – che le responsabilità di quanto accaduto andassero cercate altrove. Pucci è la vittima di un sistema giudiziario che lo ha travolto ritenendolo responsabile oggettivo di qualcosa che sicuramente non ha commesso e ha dirittto alla grazia più di tantissimi altri.”
“Noi non concediamo la grazia a nessuno – ha affermato Graziella Rodinò, madre di una delle vittime, Rosario – e nemmeno la deve concedere il Presidente Mattarella. Se vogliono il perdono, lo chiedano a Dio.Secondo noi non se lo meritano e per ora devono stare in galera.”
No alla grazia anche dall’assessore comunale della giunta 5 Stelle, Marco Giusta secondo il quale “la richiesta di clemenza è assolutamente irricevibile, sia per le mogli, i figli e le figlie, le madri e i padri delle vittime, sia per noi che amministriamo una comunità ferita da quella terribile tragedia”.
Marco Pucci è recluso nel carcere di Terni dal 14 maggio 2016. Dal giugno 2017 ha la possibilità di trascorrere 8 ore fuori dal carcere per svolgere un lavoro. Torna in cella alle ore 18,30.
“Ha il diritto all’oblio che va di pari passo con il diritto al perdono – insiste l’avvocato Proietti – il diritto alla grazia”.