In attesa del vertice fra il presidente del , Giovanni Malagò e il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, che sarà a Roma, martedì prossimo, 4 ottobre, il NO alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 non è proprio definitivo., nonostante anche il consiglio comunale di Roma si sia espresso in modo inequivocabile.
E’ stato ricordato, fra le altre cose, che una situazione simile si verificò con la candidatura di Madrid, per il 2106, che fu appoggiata solo da governo centrale e regione.
Malagò, al momento, non ha un piano B. Ce l’hanno, invece, i sindaci delle 4 province laziali (Rieti, Latina, Viterbo e Frosinone) che sono disposti a organizzarle loro, le Olimpiadi. Non è una boutade. Lo hanno dichiarato ufficialmente sottoscrivendo una dichiarazione di intenti.
“Perché Terni non si allea con le province laziali?” si domanda l’ex assessore Alberto Pileri , membro del Comitato per Piediluco sede olimpica per il canottaggio?
L’INTERVENTO DI ALBERTO PILERI
Dopo il no pronunciato dalla Sindaca di Roma Virginia Raggi alla proposta di candidatura di Roma per i Giochi Olimpici del 2024, pronunciato nel corso di una conferenza stampa la scorsa settimana, ed il no del movimento 5 stelle e del suo leader politico, Giuseppe Grillo, ribadito nel corso della festa dei pentastallati di Palermo – no che dovrà essere sancito da Deliberazioni della Giunta Capitolina e dal Consiglio Comunale del Campidoglio – , il baciamono alla sindachessa da parte di un costernato ed arrabbiato Presidente del Coni, Malagò, ed il dispiacere espresso dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi per questa rinucia considerata immotivata ed ingiustificata, arriva la intelligente e volenterosa presa di posizione dei Sindaci delle quattro città della Regione Lazio Capoluoghi di Provincia: Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo.
I quattro Sindaci, da non confondere con la banda dei quattro della rivoluzione culturale cinese degli anni ’60, hanno preso carta e penna e scritto una lettera al Governo, al Coni e al Comitato Promotore dicendo due cose semplici ma sensate:
1- che la candidatura alle Olimpiadi è un fatto che investe un paese nella sua interezza e non un città, per quanto questa sia la Capitale d’Italia e che pertanto, invocando la Costituzione, il Governo può in tutto e per tutto surrogare e sostituirsi al Comune di Roma;
2- che i territori delle loro quattro città sono pronti ad ospitare le manifestazioni sportive olimpiche, mettendo a disposizione le infrasttrutture impiantistiche esistenti.
Le motivazioni del primo punto hanno un fondamento serio, tanto più che il badget della candidatura di Roma prevedeva un finanzimento pubblico a totale carico dello stato italiano, ossia di tutti i cittadini italiani, senza oneri finaziari nè a carico del Comune di Roma nè a carico della Regione Lazio. Pertanto se la responsabilità finanziaria è dello stato anche quella politica non può non essere dello stato. La città di Roma sarebbe solo un a “location”, un contenitore delle Olimpiadi, pur con tutto il fascino della sua storia plurimillenaria. E del resto anche la scelta del simbolo, del marchio e del logo delle Olimpiadi a Roma, il disegno stilizzato del Colosseo avvolto nella bandiera tricolore, sta a dimostrarlo.
Quanto al punto due, le quattro città del Lazio hanno fatto bene a farsi avanti, a proporsi mettendo a disposizione i loro impianti sportivi provando a riorientare la candidatura in chiave di decentramento territoriale.
Mi viene da considerare che anche la Città di Terni, la nostra città , potrebbe agganciarsi, allearsi ed unirsi a Rieti e Viterbo, a Latina e Frosinone, mettendo a disposizione le sue eccellenze impiantistiche: Centro Remiero di Piediluco in primis. Avanti un piccolo sforzo così aiutiamo il Coni ed il Governo a uscire dall’angolo in cui si sono/sono stati messi.