Finalmente. Dopo sei anni di attesa – dieci considerando “Ai confini del mondo”, a cui questo capitolo tenta di allacciarsi – torna una delle saghe che più hanno appassionato negli anni duemila. Quella di “Pirati dei Caraibi”, con l’istrionico Johnny Depp nei panni dell’ormai leggendario Capitan Jack Sparrow.
Il film torna a far respirare il profumo dell’universo “classico” che aveva contraddistinto la prima trilogia. Gli elementi ci sono tutti: una ciurma di non-morti (capitanati da uno splendido Javier Bardem), un giovane ragazzo – Henry Turner, figlio di William, interpretato da Orlando Bloom – che, per salvare il padre dalla maledizione che lo lega al mare, intraprende un viaggio alla ricerca del tridente di Poseidone. Il tutto con una giovane donzella in pericolo e con l’immancabile pirata Depp. L’intento non è solo l’effetto nostalgia, ma ampliare le storie degli eroi della saga, scoprendo lati inediti dei vari pirati (come i primi passi da capitano di Sparrow), e cercando di chiudere il cerchio con gli innamorati Will Turner ed Elizabeth Swann (Keira Knightley, comparsa nel film).
Tutto al posto giusto – dicevamo – eppure c’è qualcosa che non va. Jack Sparrow è tornato… ma senza pantaloni! Non si tratta solo di una gag – vista più volte in pubblicità e nei trailer – ma di sostanza: in questo quinto capitolo gli sceneggiatori hanno tentato di enfatizzare (troppo?) il lato ironico del pirata, con scene umoristiche surreali. Non che questo mancasse nelle altre apparizioni; però il nostro Jack sembra adesso la caricatura di se stesso. Fino ad oggi la sua follia, come lo stile sui generis, era l’altra faccia della medaglia di un astuto stratega: un genio che non si prendeva troppo sul serio – ma pur sempre un genio! Nell’ultima pellicola, invece, appare come un derelitto, spesso ubriaco e bisognoso aiuto. Quasi che sia lui la donzella da salvare. Anche perché lei – la donzella – è fin troppo autonoma, un’acuta donna di scienza pronta a sbrogliare ogni enigma. L’attrice che la interpreta, Kaya Scodelario, sembra a suo agio, anche se – nonostante la classe 1992 – non ha la freschezza della Knightley dei bei tempi. Così come altri membri del cast, dal quale però spiccano Geoffrey Rush (Capitan Barbossa) e Bardem, antagonista da pelle d’oca e privo di qualunque sentimento non sia la rabbia.
Un film, quindi, piacevole nel suo complesso. Imperdibile per gli estimatori della saga, che si appassioneranno a (ri)scoprire nuove e vecchie conoscenze. Rimarrà, forse, l’amaro in bocca nel vedere uno Sparrow goffo e poco eroico. O meglio, un eroe dei nostri tempi: l’uomo sbagliato arrivato, suo malgrado, al momento giusto.
(Giulio Sacco)