L’assessore all’ambiente del Comune di Terni interviene dopo il servizio di Tv7 sulla questione dell’inquinamento della Conca ternana e scrive una lettera ai responsabili del programma.
ECCO IL TESTO
“E’ stato molto doloroso, come assessore all’ambiente, ma prima di tutto come cittadina, ascoltare in un servizio-inchiesta della Rai che la città che in questo momento sto contribuendo ad amministrare, nella quale sono nata, dove sto facendo crescere i miei figli e dove vorrei che restassero, venga definita una “valle dei veleni”.
“Sono e resto però convinta che la situazione ambientale, pur nella complessità attuale, sia comunque governabile, a partire dalla consapevolezza di quel che è successo, portando a termine interventi già programmati, facendo rispettare le leggi e le regole che ci sono, condividendo una diversa cultura. Noi siamo qui per provare a far questo”.
“Terni sta pesantemente pagando lo scotto di una industrializzazione che si è compiuta in una fase in cui l’obiettivo era produrre per arricchire un territorio in forte sviluppo e non c’era alcuna attenzione allo sfruttamento del territorio stesso. Questo territorio infatti offriva molto alle industrie che nascevano, acqua ed energia elettrica prima di tutto; purtroppo però allora non si aveva la consapevolezza di quanto una compromissione delle risorse naturali avrebbe in futuro potuto influenzare in modo negativo la salute delle persone”.
“Terni, da più di un secolo, viene associata all’acciaio. Perfino i nomi delle vie evocano la presenza della fabbrica; guardare la grande pressa posizionata nel piazzale della stazione ferroviaria come un monumento ci inorgoglisce rispetto ad una produzione che dalla fine dell’Ottocento ha fatto sì che il nome di Terni fosse conosciuto in tutto il mondo. Sarebbe però da irresponsabili non riconoscere quanti problemi ambientali seri quel tipo di industrializzazione abbia provocato”.
“Lo Stato italiano ha riconosciuto l’area posta a sud-est della città come sito di interesse nazionale di bonifica. Un riconoscimento che è sicuramente inquietante perché l’inserimento in quella lista di siti italiani (39 in totale) ci mette di fronte ad una realtà oggettiva: nel territorio comunale insiste un’area in cui i livelli di contaminazione del suolo, del sottosuolo, delle acque sotterranee e superficiali hanno un grosso impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico”.
“Questo riconoscimento però, dovrebbe anche essere una garanzia rispetto al fatto che tutti i soggetti pubblici e privati proprietari delle aree hanno il dovere di intervenire seguendo le indicazioni del Ministero dell’Ambiente per bonificare e riparare i danni provocati”.
“Gli iter procedurali per questi interventi sono purtroppo lunghissimi e il Sin Terni-Papigno si trova in una fase per la quale interventi di bonifica veri e propri non sono ancora stati eseguiti”.
“Il passato purtroppo non si può cambiare, si può solo recuperare. Il presente, ma soprattutto il futuro dovranno essere molto diversi. Prima di tutto perché oggi le leggi e le norme ci sono tutte e per questo devono essere rispettate e devono essere fatte rispettare. La montagna di scorie, la discarica di Villa Valle funzionale ad un impianto di produzione di acciaio come quello AST, oggi deve essere gestita nel rispetto delle regole che le leggi di settore stabiliscono per questo tipo di impianto di smaltimento di rifiuti, sia per la parte in coltivazione, ma soprattutto per quella parte che per le caratteristiche che aveva è stata messa in sicurezza, oltre a quella che ormai ha esaurito i volumi da conferire”.
“Mi rivolgo ad Acciai Speciali Terni, affinché la fase di riambientamento e rinaturalizzazione di Kipar dei lotti delle discariche chiuse abbia una forte accelerazione. Faccio un ulteriore appello chiedendo di procedere con velocità sui temi che riguardano il recupero delle scorie, lo spostamento della rampa scorie e il suo riposizionamento in altra area in un ambiente chiuso e con emissioni convogliate. Chiedo un segnale forte anche sul problema delle emissioni diffuse dell’area a caldo non captate”.
“Sono certa che il ripristino dei danni del passato e un’attività produttiva presente e futura eseguita nel pieno rispetto delle regole non consentirà mai più il verificarsi di situazioni come quella di un agricoltore con terreni confinanti con i siti della discarica terrorizzato dal fatto che i prodotti da lui coltivati o gli animali da lui allevati possano essere stati in qualche modo contaminati da sostanze inquinanti pericolose per la salute sua e della sua famiglia”.
“Se tutti gli interventi previsti e richiesti cominceranno a prendere forma, lo stabilimento di Terni tornerà ad essere visto dai ternani non più come il mostro inquinatore, ma come una risorsa fondamentale per il territorio e strategica per lo Stato italiano e finalmente si smetterà di affibbiare a questo territorio il terribile epiteto di “valle dei veleni”.