La seconda fase dell’emergenza Covid non ha rallentato l’attività non legata al virus, che ora sta recuperando quanto prodotto nella prima fase con il blocco pressoché totale dell’attività sanitaria.
È quanto emerso nella videoconferenza stampa sull’organizzazione dell’attività sanitaria rivolta alla cura anche dei pazienti non covid che si è tenuta questo pomeriggio in Regione.
“A inizio anno, nella prima fase dell’emergenza Covid, c’era stato un un blocco dell’attività sanitaria non legata al virus – ha spiegato il direttore regionale alla Sanità Claudio Dario – mentre ora non c’è stato alcun blocco nonostante i contagi siano stati dieci volte di più dell’altra volta, con un raddoppio dei ricoveri. Sarebbe comunque impensabile che ciò non abbia comportato alcuna difficoltà. L’attenzione da parte di tutti noi è sempre stata quella di conciliare e graduare il più possibile l’attività nei confronti di una popolazione di pazienti covid con quella per tutti gli altri. Se limiti ci sono stati – e ci sono stati – non sono stati determinanti dalla dotazione logistica, edilizia, impiantistica, strumentale. A fine settembre eravamo in condizioni sostanzialmente non epidemiche e nel giro di sette settimane si è arrivati a quasi 12.000 positivi. Ora, con l’andamento che sta avendo l’epidemia, speriamo di andare rapidamente al contenimento dei numeri complessivi e che si possa rientrare in una situazione di normalità. I dati attuali, comunque, sono incoraggianti ad esempio, riguardo agli screening per le varie patologie c’è stata una risposta del 90% degli inviti recapitati all’utenza. C’è poi stato – ha aggiunto – un ottimo recupero riguardo alle visite specialistiche”.
“Ad oggi abbiamo ancora 370 prestazioni da recuperare, su 13.371 rinviate nel periodo che va da febbraio al 22 giugno – ha evidenziato Pasquale Chiarelli commissario dell’azienda ospedaliera di Terni – il recupero era già iniziato dal 18 maggio. Questo ha riguardato l’attività ambulatoriale strumentale e non, ma poi c’è tutta l’attività chirurgica ambulatoriale che, in questo periodo, è comunque andata avanti garantendo più del 70% delle prestazioni. L’attività chirurgica ordinaria sta proseguendo, solo oggi ci sono stati 19 interventi di cui 8 di chirurgia oncologica e cardiochirurgica. Ci stiamo muovendo accrescendo ogni settimana l’attività, ma chiedendo supporto alle strutture del sistema sanitario regionale (Usl Umbria 2 e Usl Umbria 1) nonché alle strutture private accreditate di Perugia e Spoleto.”
Il commissario Massimo De Fino della Usl Umbria 2 ha voluto sottolineare che “quando si parla di azienda sanitaria territoriale, si parla di strutture che sono ospedaliere, ma anche di strutture che vanno verso il territorio, a domicilio. Noi abbiamo 360 strutture sanitarie, oltre a tre Dea di primo livello e gli ospedali. Nella seconda fase, rispetto alla prima in cui sono state sospensive le attività non urgenti e programmabili, abbiamo mantenuto l’attività ordinaria e in più siamo andati a recuperare attraverso le attività distrettuali l’arretrato. Vorrei ricordare a tutti l’impegno sul territorio nella continuità delle cure a domicilio, che non sono state interrotte anche in accordo con le Usca attraverso un rapporto con i medici di medicina generale e di continuità assistenziale. Tutto questo per continuare a lavorare e garantire l’annullamento delle cosiddette prestazioni sospese: da 64 mila, ce ne restano da fare ancora circa 10 mila, ma siamo fiduciosi di poterle abbattere completamente entro il 31 dicembre”.
Il commissario del Santa Maria della Misericordia di Perugia Marcello Giannico ha sottolineato come si sia riusciti a garantire l’erogazione dell’attività ospedaliera, nonostante un passo ridotto. Le 54.000 prestazioni sospese, con il piano attuato anche nei weekend ed in orari insoliti, ha portato ad avere 4.200 prestazioni da recuperare.
Per il commissario della Usl1 Gilberto Gentili “l’esperienza della prima ondata ha consentito di continuare ad offrire, specie per i soggetti fragili e cronici, vaccini, ricoveri e la parte chirurgica. Ci sono delle prestazioni inevase ma sono figlie del Covid: impossibile ad esempio chiamare a vaccinarsi coloro che hanno un positivo in casa.”