Una deformazione del suolo che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati e il cui massimo spostamento è di almeno 70 centimetri, localizzato nei pressi dell’area di Castelluccio, è stata prodotta dal terremoto del 30 ottobre scorso di magnitudo 6.5.
Lo hanno rilevato ricercatori del Cnr e dell’Ingv attraverso le immagini radar dei sensori della costellazione Sentinel-1 del programma europeo Copernicus.
I risultati sono preliminari, mentre continua l’attività relativa allo studio delle deformazioni del suolo e delle sorgenti sismiche, focalizzata ora sul nuovo evento del 30 ottobre scorso che ha colpito il confine fra l’Umbria e le Marche.
L’attività è coordinata dal Dipartimento della Protezione civile e svolta da un team di ricercatori dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irea di Napoli) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), centri di competenza nei settori dell’elaborazione dei dati radar satellitari e della sismologia, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
Intanto non accenna a diminuire lo sciame sismico. Dopo l’evento del 30 ottobre, delle 07:40 di magnitudo 6.5, sono state registrate complessivamente oltre 1100 scosse di terremoto. Alle ore 11:00 di oggi, 1 novembre, sono oltre 240 i terremoti di magnitudo compresa tra 3 e 4 e 19 quelli di magnitudo compresa tra 4 e 5 localizzati dalla Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia .
Il terremoto più forte è di questa mattina, ore 8,56, di 4,7 gradi Richter. Epicentro , Fiastra, comune delle Marche.