Nella riunione odierna della Seconda commissione consiliare della regione Umbria, presieduta da Valerio Mancini, è tornato all’ordine del giorno la delibera della Giunta regionale riguardante la ‘Monetizzazione integrale dell’energia da cedere gratuitamente e modalità di calcolo della componente variabile del canone di concessione per le grandi derivazioni idroelettriche’. A spiegare dettagliatamente il documento è stato l’assessore all’Ambiente e vice presidente della Giunta regionale, Roberto Morroni.
La Commissione esprimerà il proprio parere sull’atto nella prossima seduta visto che oggi è mancato il numero legale.
In proposito il presidente Mancini ha espresso il suo rammarico puntando il dito “sull’assenza in sala del capogruppo di Forza Italia sin dall’illustrazione dell’atto da parte dell’Assessore”.
L’assessore Morroni ha spiegato l’articolazione dei canoni, prevista dalla normativa nazionale. Dopo l’approvazione delle legge regionale 1/2023 (Disciplina dell’assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche in Umbria e determinazione del canone) gli introiti dal canone fisso superano i 10 milioni di euro, la componente variabile dei ricavi porta circa 4 milioni di euro, con la parte facoltativa di energia, concessa o monetizzata, si arriva a circa 23 milioni di euro di introiti rispetto agli 8 milioni di euro assegnati prima della legge.
“Riteniamo giusta – ha sostenuto Morroni – la scelta del 2,5% della componente variabile del canone, in linea con quanto deciso da molte altre Regioni, di attestarci cioè sul livello base, questo anche in considerazione dell’introduzione della terza voce facoltativa”. Tuttavia Morroni ha tenuto a sottolineare che in futuro la percentuale minima del 2,5% potrà anche essere prevista al rialzo.
Rispetto alle modalità di utilizzo della monetizzazione, Morroni ha spiegato che rimarranno immutate, con le stesse destinazioni già previste. Grazie alla nuova legge regionale è ampiamente aumentata la platea dei comuni beneficiari, perché territorialmente interessati da impianti di grandi derivazioni, passati da 5 a 13 (ad Alviano, Baschi, Cerreto di Spoleto, Narni e Terni, si sono aggiunti, Arrone, Ferentillo, Norcia, Orvieto, Preci,Sant’Anatolia di Narco, Scheggino Vallo di Nera), “ma soprattutto sono state notevolmente incrementate – ha rimarcato l’Assessore – le risorse a loro destinate”.
Per i Comuni già ricompresi tra i beneficiari ancor prima della legge 1/2023 si sono registrati maggiori introiti: Alviano euro 30.754 (+179,6%), Baschi euro 58.441 (+ 180,8%), Cerreto di Spoleto euro 22.218 (+180,3%), Narni euro 409.681 (+182,9%), Terni euro 2.440.991 (+185,7%).
Gli introiti per i nuovi Comuni sono invece i seguenti: Arrone euro 57.686, Ferentillo euro 40.684, Norcia euro 103.175, Orvieto euro 443.157, Preci euro 15.995, Sant’Anatolia di Narco euro 11.144, Scheggino euro 9.977, Vallo di Nera euro 7.505.In sostanza, viene stabilita, attraverso la delibera dell’Esecutivo regionale, la monetizzazione integrale dell’energia elettrica da fornire annualmente e gratuitamente alla Regione Umbria.
Sull’atto, Thomas De Luca (M5S) ha annunciato che si esprimerà negativamente: “Sono stato io stesso promotore dell’emendamento che ha permesso l’allargamento della platea dei comuni beneficiari delle risorse provenienti dai canoni – ha affermato De Luca – ma le misure proposte dalla Giunta risultano inadeguate rispetto agli ambiziosi obiettivi della legge, oltre a risultare del tutto controproducenti. La monetizzazione integrale dell’energia potrebbe essere destinata come reddito energetico alle fasce più povere, oppure messa a disposizione come fattore localizzativo per investimenti industriali. Ritengo poi del tutto insufficiente limitarsi alla soglia minima del 2,5% per i canoni variabili. Non ho inteso mantenere il numero legale in Commissione visto che non intendo sostenere questa proposta, anche in virtù dell’assenza del capogruppo di Forza Italia, partito di diretta espressione dell’assessore Morroni”.
In un comunicato successivo De Luca è andato oltre: “Come già denunciato nelle settimane scorse stiamo parlando della decisione da parte della Regione di monetizzare integralmente l’energia elettrica che Enel deve fornire annualmente e gratuitamente alla Regione Umbria.
La nuova legge regionale, che recepisce il dl semplificazioni 2019 del Governo Conte I, dispone infatti che i concessionari dei grandi impianti idroelettrici debbano cedere una consistente quantità di energia da destinare almeno per il 50% ai servizi pubblici o a categorie di utenti nei territori interessati. Qualora invece si opti per la monetizzazione, la Regione vincola l’utilizzo delle stesse risorse in egual misura ai territori.
Come avevamo denunciato giorni fa la delibera invece dispone la “monetizzazione integrale” senza specificarne alcuna destinazione.
Ma c’è di più. Nella suddetta delibera di giunta regionale si propone che la percentuale dei ricavi da usare come base per il calcolo della componente variabile del canone sia pari al 2.5%, cioè la soglia minima prevista dalla legge, un inspiegabile, ennesimo regalo ad Enel che con lo sfruttamento delle risorse idriche del territorio fattura ricavi da centinaia di milioni di euro ogni anno lasciando poco più che le briciole ai territori. E Terni è il territorio maggiormente interessato da questa vicenda.
Parliamo di cifre complessive che potrebbero aggirarsi in un valore economico che supera i 7 milioni di euro. Le nostre proposte per l’utilizzo di queste risorse erano state quelle di sostenere i costi energetici degli ospedali o di contrastare la povertà energetica delle famiglie attraverso una sorta di reddito energetico che avrebbe potuto alleviare le spese delle famiglie in stato di povertà di circa 200 euro”.