Più di un umbro su due mangia legumi almeno qualche volta a settimana. Oltre ad avere una valenza ambientale, i legumi, ricchi di proteine e ottima fonte di fibre alimentari, sono anche alla base di una dieta equilibrata e parte importante della tradizione locale. È quanto emerge da uno studio della Coldiretti Umbria su dati Istat in occasione della Giornata mondiale dei legumi istituita dall’Organizzazione delle Nazione Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) come un’opportunità per aumentare la consapevolezza dei benefici dei legumi per la salute e per contribuire a sistemi alimentari sostenibili.
L’Umbria – ricorda Coldiretti – annovera tra le altre, eccellenze quali la Lenticchia Igp di Castelluccio di Norcia e la Fagiolina del Trasimeno, tra i prodotti tradizionali regionali e riconosciuta dalla Fondazione Campagna Amica come Sigillo di Biodiversità.
Lenticchie, ceci, fave, fagioli, ma anche roveja e cicerchia – afferma il produttore Gabriele Capoccia di Gualdo Tadino – erano considerati storicamente “piatti dei poveri”, spesso coltivati in zone marginali. Grazie all’impegno degli agricoltori alcuni sono stati letteralmente salvati dall’estinzione e rilanciati. In quest’ultimo periodo – aggiunge Gabriele – a far crescere la domanda di legumi la tendenza ad acquistare cibi salutari ma anche i lockdown che inducono a fare scorte di prodotti alimentari a lunga conservazione.
Secondo un’elaborazione della Coldiretti regionale su dati Istat, la superficie coltivata a lenticchia è passata in Umbria da 1.995 ettari del 2017 a 2.200 del 2020, con la produzione totale in aumento da 9.475 quintali a 14.000. Anche la superficie a cece rispetto al 2017 è aumentata, da 1.510 ettari a 1.800 del 2020, con la produzione che è passata da 22.880 a 33.400 quintali.
Oggi – sottolinea Coldiretti Umbria – i legumi sono alla base anche di importanti piatti e ricette della gastronomia locale, proposti con abilità negli agriturismi e da molti operatori della ristorazione. Una qualità dimostrata anche dal successo registrato nei mercati di Campagna Amica dove si possono trovare legumi più o meno noti, frutto del prezioso lavoro delle imprese agricole del territorio.
Con l’82% dei consumatori che secondo l’indagine Coldiretti/Ixè preferisce comprare prodotti italiani per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile per il Paese è necessario – sostiene Coldiretti – arrivare a una chiara indicazione di origine in etichetta che non è ancora obbligatoria per i legumi secchi o per quelli in scatola. Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy – conclude Coldiretti – occorre privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta o che si possono acquistare direttamente dagli agricoltori.