Il consiglio regionale dell’Umbria ha approvato all’unanimità con i voti di Pd, SeR, Misto-Mdp, M5S, Lega, Misto-Umbria Next, la proposta di legge per la riduzione temporanea dell’assegno vitalizio degli ex consiglieri regionali. L’atto prevede un risparmio di circa 900mila euro nel triennio di applicazione, risorse risparmiate che saranno destinate a finanziare politiche a favore delle fasce di popolazione a maggior rischio di esclusione sociale.
L’atto unitario uscito dalla Prima Commissione consiliare ha preso il via da due diversi provvedimenti presentati dall’Ufficio di presidenza di Palazzo Cesaroni e dai consiglieri del Movimento 5 Stelle.
Nello specifico, la proposta di legge prevede che gli importi lordi mensili dei 102 assegni vitalizi e di reversibilità in pagamento siano ridotti per la durata di 36 mesi con i seguenti scaglioni: il 5% per importi fino a mille euro;
l’8% per la parte oltre i mille e fino a 2mila euro; il 10% da 2mila a 4mila euro; il 12% per la parte da 4 mila fino a 6mila euro e il 15% per la parte oltre i 6mila euro.
La riduzione è prevista anche per i soggetti che, alla data di entrata in vigore della legge, non hanno ancora conseguito i requisiti di età previsti per l’erogazione dell’assegno vitalizio e per coloro che, nonostante il possesso dei requisiti, non hanno ancora percepito l’assegno vitalizio. Inoltre è prevista l’esenzione per i redditi lordi complessivi annui fino a 18mila euro. Come indicato da varie decisioni della Corte costituzionale il taglio degli assegni vitalizi proposto tiene conto “dei criteri di temporaneità, ragionevolezza e proporzionalità”.
È stato inoltre approvato a maggioranza l’emendamento a firma Liberati (M5S), Rometti (SeR), Chiacchieroni, Porzi (Pd), Mancini, Fiorini (Lega), De Vincenzi (Misto-Umbria Next) che prevede di pubblicare sul sito istituzionale dell’Assemblea legislativa i nominativi e gli importi dei percettori degli assegni vitalizi.
Il consiglio regionale ha anche approvato un atto di “Contestazione definitiva della condizione di incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e di membro della Camera dei deputati nei confronti di Raffaele Nevi, proclamato eletto il 9 marzo 2018”. L’atto propone all’Assemblea di “deliberare definitivamente la sussistenza della condizione di incompatibilità, con contestuale invito ad esprimere l’opzione per la carica che Nevi intende conservare (consigliere o deputato), entro dieci giorni dalla ricezione della relativa comunicazione, ai sensi del Regolamento interno”.
Molto polemico Andrea LIberati, Movimento 5 Stelle:”
Dobbiamo sottolineare – ha affermato Liberati – che al collega Nevi è mancato il buongusto di dimettersi subito, visto che è stato proclamato eletto il 9 marzo. E non dovrebbe aspettare il 29 aprile per accumulare le
indennità: in due mesi percepirà circa 40mila euro. Dovrebbe restituire queste somme, dato che non ha lavorato per l’Assemblea legislativa, rendendoli ai terremotati o a chi vuole lui. La spiegazione fornita, rispetto ai collaboratori, non regge. Può portarseli a Roma. Serve rispetto per le istituzioni regionali e nazionali. Il suo trattamento di fine rapporto sarà di circa 85mila euro e vorremmo sapere se rinuncerà a parte di questa somma.
Avrà poi un ricco vitalizio, dato che è stato in questo Palazzo per circa 15 anni. Nevi – ha concluso Liberati – dovrebbe farci sapere cosa intende fare degli emolumenti aggiuntivi che percepirà dalla Regione senza aver lavorato qui dentro”.
In difesa del capogruppo di Forza Italia è intervenuto Claudio Ricci:”Raffaele Nevi – ha detto Ricci – ha svolto un lavoro incisivo, con passione e dedizione. È stato coerente e vicino ai territori dell’Umbria. Ha svolto una intensa attività legislativa e presentato molti emendamenti ai provvedimenti approvati. Ha quindi riscontrato ottimi risultati in questa Assemblea, pur nel suo ruolo di opposizione. Considerazioni sulla moralità delle persone io non le esprimo. Sono giuste le riflessioni sul bene e comune e sulla riduzione di sprechi e inefficienze. Bisogna ricordare l’origine storica dell’indennità e dei vitalizi: la nostra Repubblica veniva da un momento complesso e con questo istituti, insieme all’immunità parlamentare, voleva garantire lo svolgimento delle attività istituzionali in piena libertà”.