Il X Congresso di Slow Food Italia che si è svolto il 3 e il 4 luglio a Genova si è concluso con l’elezione del nuovo Consiglio direttivo, l’organo di governo che traccerà il cammino della “Chiocciola” nei prossimi cinque anni.
A farne parte è stato chiamato anche l’amerino Federico Varazi (Varazi oggi vive a Orvieto).
Laureato nel 1996 in Scienze Geologiche all’Università di Roma “La Sapienza”, si è specializzato poco dopo al Centro di Didattica museale del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Roma Tre in “Didattica generale e museale”. Dal 1999 si occupa di progetti museali, mostre interattive, installazioni multimediali ed eventi di divulgazione scientifica in tutta Italia. Dal 2010 è direttore scientifico del “Museo dell’Energia di Ripi” (FR), museo didattico dedicato all’educazione ambientale. Attualmente coordina un gruppo di ricerca della Sezione di storia delle Geoscienze della Società Geologica Italiana e altri progetti di divulgazione scientifica. E’ iscritto a Slow Food dal 2008 e da allora ha collaborato a moltissimi progetti e ha seguito la comunicazione del comitato esecutivo regionale, oltre a essere group leader del progetto Slow Food in Azione.
Il Presidente di Slow Food, Carlo Petrini ha tracciato gli obiettivi da conseguire: “«C’è un termine, un concetto, che è destinato a ritornare frequentemente nei prossimi tempi. È il verbo rigenerare – ha scandito Petrini. Rigenerazione dei suoli e degli ecosistemi, certo, ma non solo: ad aver bisogno di essere rigenerato è l’approccio alla produzione, alla distribuzione e al consumo alimentare. E, in un certo senso, anche il modo in cui intendiamo la vita di ogni giorno: viviamo un periodo di passaggio verso un’altra epoca storica, cioè la transizione ecologica. Forse, in Italia, non abbiamo ancora le idee sufficientemente chiare su che cosa sia – ha aggiunto il presidente di Slow Food – io penso che occorra avere chiarezza sul fatto che significhi cambiare un modello che, a partire dalla rivoluzione industriale, ci sta portando verso l’estinzione dell’homo sapiens sapiens».
“Il modello , che non è solo organizzazione sociale ma anche produzione economica , proposto da Slow Food è quello delle comunità. Negli ultimi quattro anni (cioè dal settimo Congresso internazionale di Slow Food, quello di Chengdu, in Cina, del 2017) sono nate Comunità Slow Food in tutto il mondo, di cui 251 soltanto in Italia. Il nuovo obiettivo – ha detto ancora Petrini – dev’essere quello di aprirci ancora di più, coinvolgendo attivamente chi fa formazione. Non può esserci transizione ecologica senza cultura, per questa ragione dobbiamo far sedere allo stesso tavolo contadini e insegnanti, pastori e professori».
Due i princìpi sui quali dovrà fondarsi il nuovo mondo, secondo Slow Food: la sostenibilità e la tutela della biodiversità.