Nei giorni scorsi, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto, i funzionari ADM (Accise Dogane e Monopoli) di Perugia e i militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Spoleto per un importo di poco superiore agli 8 milioni di euro a carico di una persona fisica e di una società, quale profitto di plurimi reati tributari ascritti a una società umbra dedita al commercio di veicoli.
Le indagini che hanno dato luogo al procedimento, condotte in collaborazione da ADM e dalla Guardia di Finanza, coordinate dal magistrato assegnatario dr. Vincenzo Ferrigno, riguardano il cosiddetto “mercato parallelo” (ossia gli acquisti di veicoli da soggetti diversi dalla casa madre) e sono rivolte ad accertare possibili elusioni fraudolente delle disposizioni di alcune norme di legge , che impongono l’obbligo di versamento dell’IVA dovuta sulla prima rivendita
nazionale prima dell’immatricolazione del veicolo, attraverso uno specifico modello F24, senza possibilità di compensazione.
Tale procedura non si applica agli acquisti dei privati poiché, in tal caso, l’imposta sul valore aggiunto è versata nel Paese del fornitore. All’atto dell’immatricolazione in Italia, va prodotta la fattura di acquisto emessa dal fornitore UE e un’autocertificazione attestante l’avvenuto pagamento dell’IVA nello stato estero.
Sulla base di elementi desunti dalle banche dati in uso all’Amministrazione finanziaria e dell’analisi della documentazione amministrativa e contabile sequestrata presso le sedi della società e il domicilio dell’indagato, sono state formulate ipotesi di reato relative agli acquisti di oltre 1.700 autoveicoli nel periodo 2014 2019.
Si ritiene, salva ovviamente la verifica da parte del giudice, che possano essere state utilizzate due diverse modalità fraudolente di evasione dell’IVA, l’uso di falsa documentazione e l’interposizione fittizia di “società fantasma” negli acquisti dei veicoli.
Si contesta l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un imponibile accertato pari a oltre 36 milioni di euro, con un’IVA evasa pari a 8 milioni di euro.