Le sezioni penali unite della Corte di Cassazione hanno deciso ieri che la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina, “che non rientrano nell’ambito di applicazione della legge 242 del 2016 sulla promozione della coltivazione e della filiera agro-industriale della canapa, salvo che – aggiunge la Cassazione – tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante.”
“La legge – precisano le sezioni unite della Cassazione – qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole” dove vengono elencati “i derivati che possono essere commercializzati”.
Le reazioni a questa decisione della Cassazione sono state molteplici e di segno contrastante. Qui ne ripartiamo solo due, una favorevole e una contraria, oltre le posizioni della Comunità Incontro e della Coldiretti.
Secondo il ministro dell’interno, Matteo Salvini si tratta di “un messaggio chiaro, la droga fa male, non ce ne sono di quelle che fanno più male ed altre che fanno meno male.” “Mi spiace per i posti di lavoro – ha aggiunto – spero possano essere riconvertiti.”
Di parere opposto Riccardo Magi, di +Europa secondo il quale “all’Italia non serve una caccia alle streghe che allarga il mercato criminale . Serve una legge che legalizzi la cannabis e i suoi derivati. I numeri ci sono.Bisogna subito costituire un intergruppo parlamentare, senza vincoli di mandato.”
La Coldiretti sottolinea come negli ultimi 5 anni, dal 2013 al 2018, i campi coltivati a cannabis sativa siano passati 400 a 4.000 ettari. La coltivazione della cannabis – informa Coldiretti – in Italia riguarda anche esperienze innovative che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni, dall’olio anti-infiammatorio alle bio-plastiche fino ai biscotti, alla pasta e ai cosmetici. “Su un tema così delicato – conclude la Coldiretti – è necessario l’intervento del Parlamento.” Anche perché è in ballo lo sviluppo di un settore in costante espansione che conta centinaia di aziende agricole dal Nord al Sud dell’Italia. Per non parlare dei negozi che sono spuntati in tutte le città.
In serata è arrivata anche la presa di posizione della Comunità Incontro di Amelia che “plaude al pronunciamento della Corte Suprema di Cassazione inerente al fatto che sia da considerarsi reato commercializzare qualsivoglia prodotto derivante dalla light-cannabis.
Detto pronunciamento è di ulteriore stimolo alla Comunità nel proseguire con rinnovato slancio l’impegno a contrastare la produzione e l’uso di sostanze stupefacenti in genere, e in specie, in quanto contrastanti con la cultura della vita da sempre proposta come terapia esistenziale dal proprio fondatore a coloro che sono caduti nella rete della droga e che, causa i suoi devastanti effetti, cercano di uscirne.
“C’è una cultura oggi dello sballo che è droga stessa”, diceva Don Gelmini… e ancora chi osava: “abbiamo accettato con questa cultura di morte la droga come aria inquinata”. La Comunità Incontro ribadisce il proprio impegno nell’affiancare lo Stato e le istituzioni diffondendo la cultura della vita. Solo così trasmetteremo alle generazioni presenti e future che in uno Stato di diritto, qual’è il nostro, drogarsi non può essere mai lecito in quanto atto gravemente lesivo della dignità umana.”