“Alchemica Rinascenza. I segreti nascosti nell’enigma Botticelli” è stato l’intrigante tema della conferenza che ha aperto la diciottesima stagione di attività del Gruppo Archeologico DLF di Terni e l’ingegner Paolo Chiatti, guida turistica e grande appassionato d’arte, ne è stato il relatore.
“Con Paolo e quella sua particolare eleganza comunicativa che lo contraddistingue, ha evidenziato Maria Cristina Locci responsabile Gruppo Archeologico DLF – siamo andati alla scoperta di una lettura in chiave alchemica di due capolavori assoluti, “La Nascita di Venere” e “La Primavera”, simboli e pietre miliari di quel Quattrocento fiorentino così denso di significati allegorici e richiami all’antichità, emblemi di una delle più fulgide epoche del Bel Paese per quella trasfigurazione di grazia, raffinatezza e cultura tipica dell’Italia rinascimentale, icone della nostra cultura, erede della tradizione classica, della sua simbologia, dei suoi significati più profondi”. “Le opere del Botticelli, inquadrate nel contesto rinascimentale, possono essere lette su più livelli: uno estetico ed uno meno diretto, con un’attenzione particolare a quelli che sono dei simboli che rimandano un po’ anche alla filosofia abbracciata da Lorenzo il Magnifico, quindi il Neoplatonismo. Tanto “La Primavera” che “La Nascita di Venere”possono essere lette in quest’ottica, ha spiegato Paolo Chiatti, andando alla ricerca di quelli che sono i pilastri fondamentali di questa filosofia: il vero, il bene, la bellezza.
Per quando riguarda “La Primavera” la successione dei personaggi, aggiunge Chiatti, rappresenta quelli che sono gli stadi del processo alchemico volto alla ricerca di una perfezione interiore, diciamo della trasformazione della materia vile in una materia superiore, quindi nell’oro, nella pietra filosofale. L’idea era quella di una cultura che mirasse al raggiungimento di uno stadio più elevato da parte dell’uomo. Ecco, quindi che i personaggi de “La Primavera” possono essere letti, da destra a sinistra, in questo modo: Zefiro che rappresenta l’opera al nero, quindi il primo stadio di lavorazione della materia e ovviamente dell’uomo; la figura centrale può essere una chiave della raggiunta perfezione; Mercurio che, disperdendo le nuvole dell’ignoranza, rimescola gli elementi e ricomincia il ciclo. Marsilio Ficino, che era il promotore della filosofia del Neoplatonismo, diceva ‘ciò che è in alto è come ciò che è in basso’ quindi c’era questo rimescolamento continuo ed un reiterarsi di questo processo”.