È stato arrestato dai carabinieri di Terni l’autore dello stupro della 20enne ternana, avvenuto nella notte tra il 29 e 30 giugno, nel parcheggio del “Chico Mendes”.
Si tratta di un egiziano di 18 anni, con regolare permesso di soggiorno, bloccato questa mattina a Terni da dove non si è mai allontanato. Non ha precedenti e lavorava in un bar. È giunto in Italia come minore non accompagnato ed è stato ospite, fino a poco tempo fa, di una comunità dalla quale si è allontanato una volta raggiunta la maggiore età. Attualmente era residente a Terni e viveva insieme ad altri ragazzi, sempre egiziani. In particolare – ha sottolineato il comandante David Rossi – uno di loro si era macchiato, in passato, dello stesso reato. Aveva cioè usato violenza nei confronti di una ragazza.
“Siamo soddisfatti da una parte e amareggiati dall’altra – ha detto il Procuratore della Repubblica di Terni, Alberto Liguori – la nostra comunità, ancora una volta registra un reato particolarmente odioso, la violenza in danno di una giovane ternana.Le prime riflessioni che ho sviluppato insieme alla dottoressa Marzullo che si è occupata in diretta di questa vicenda – ha aggiunto ancora il Procuratore – è come i veri protagonisti di questa vicenda sono stati, l’alcol, la gioventù, l’incoscienza e la malvagità.”
Si è appreso durante la conferenza stampa, infatti, che il giovane egiziano ha abusato della ragazza che era in evidente stato di alterazione psico-fisica. “Barcollava” ha detto il procuratore. La ragazza, infatti, aveva bevuto troppo, sia prima della serata che durante la serata in discoteca ed era in stato di incoscienza quando il suo aggressore l’ha fatta uscire dalla discoteca per andare verso il parcheggio esterno dove ha consumato la violenza. Violenza che si è consumata sul cofano di una macchina.
Su questo punto il Procuratore ha insistito: “i ragazzi dovrebbero essere messi sul chi va là rispetto agli effetti dell’abuso dell’alcol che sono deleteri e aberranti. Le forze di polizia, tutte le sere, registrano casi di guida in stato di ebbrezza. L’alcol – ha ribadito il Procuratore – è stato il vero protagonista di quella serata.”
L’indagine ha permesso di ricostruire anche i tempi. La ragazza, insieme ad alcune sue amiche è giunta al “Chico Mendes” intorno alle ore 00,30. La violenza si è consumata intorno alle 3,30 – 3,45. I due si erano conosciuti poco prima, intorno alle 3 del mattino. “L’approccio c’è stato verso quell’ora – ha detto il Procuratore.” La ragazza, immediatamente dopo, ha mandato un messaggio whatsapp alla sua amica del cuore: “m’ha costretta, ho paura”. In ospedale il suo racconto è stato confermato dagli accertamenti medici.
“Anche questa volta – ha sottolineato il procuratore Liguori – sfortuna ha voluto che non ci fosse il sistema di video sorveglianza. Mi chiedo come cittadino come si possa rilasciare un’autorizzazione a una discoteca in una situazione che non prevede il sistema di video sorveglianza. A me sembra il minimo sindacale, lo mettiamo allo stadio, in centro e dove si va a ballare?”
“Anche questa volta, grazie alle cosiddette attività artigianali e grazie alla presenza di fotografi in sala che immortalavano l’evento abbiamo potuto risolvere, in soli 10 giorni, il caso. Le foto, infatti, sono state esaminate dai carabinieri che hanno svolto un ottimo lavoro di indagine, come sanno fare, hanno collocato lo sconosciuto sul luogo incriminato, a quelle ore, grazie alla cella telefonica, lo abbiamo seguito, inseguito, controllato e questa mattina lo abbiamo preso.”
Il ragazzo – è stato detto – è apparso sereno, al momento dell’arresto, non ha opposto resistenza.
Il comandante del Norm, Mirco Marcucci ha spiegato come è stata avviata l’indagine: “la mattina seguente – ha specificato il capitano Marcucci – abbiamo acquisito dai professionisti tutte le immagini della serata. Da una parte avevamo la descrizione dell’aggressore, dall’altro tutte le foto, quindi, abbiamo cominciato a verificare foto dopo foto, frame dopo frame fin quando non abbiamo trovato una persona che somigliava a quella descritta dalla parte offesa. Avevamo a quel punto un volto ma non avevamo un nome. La preziosa collaborazione della polizia scientifica ci ha permesso di verificare i nominativi di tutti i giovani che avevano ottenuto il permesso di soggiorno in provincia di Terni. In mezza giornata lo abbiamo individuato. A quel punto lo abbiamo cercato nella comunità, ma non c’era più, abbiamo verificato se aveva dei parenti a Terni e anche questo è risultato negativo. Da una banca dati è spuntato che lavorava in un bar. Andiamo in quel bar e troviamo la persona che stavamo cercando. Indossava la stessa maglietta di quella sera con una scritta bianca. Abbiamo iniziato pedinamenti giorno e notte, volevamo sapere chi fosse, chi frequentava. Abbiamo scoperto che viveva con un ragazzo della stessa etnia con un precedente specifico che era con lui quella sera, a ballare. Abbiamo mostrato le foto alla ragazza che lo ha riconosciuto in modo inoppugnabile. Questa mattina abbiamo eseguito la misura cautelare.”
“E’ chiaro – ha precisato il Procuratore – che faremo delle indagini anche a favore della persona arrestata, man mano che ulteriori fatti verranno acquisiti.”