Le dimissioni di Leonardo Bordoni da assessore comunale di Terni saranno pure fatti suoi, per cui è inutile stare a sindacare così come invita a fare la formula “motivi personali” che equivale ad una secretazione sulle motivazioni vere. Comunque sia, quelle dimissioni adesso sono fatti anche di altri. Prima di tutto dei cittadini la cui quotidianità è senza dubbio influenzata dalle azioni di governo locale che ovviamente cambiano insieme con gli uomini e le donne che stanno lì a prendere decisioni. Ripercussioni anche per la funzionalità dell’ente nell’attesa che “Amleto” Latini, il sindaco, prenda le sue decisioni, e per coloro che in queste decisioni saranno o non saranno coinvolti.
Tanto per dirne una: si vocifera che cambi il destinatario della delega di vicesindaco e che ciò potrebbe portare anche alla nomina di un nuovo assessore alla Cultura che nella fattispecie assumerebbe il nome ed il cognome dello “Sgarbi de noandri” Paolo Cicchini il quale quantomeno assicurerebbe una certa esperienza (ha svolto lo stesso ruolo con Ciaurro sindaco) oltre a portare in dote una serie di contatti e conoscenze della materia, Ma a quel punto Andrea Giuli – ora vicesindaco ed assessore alla cultura e turismo- che deleghe avrebbe? Potrebbe rimanere solo per guidare la politica in materia di turismo ed in effetti ci potrebbe anche stare perché quella diverrebbe una delega chiave se si vuol dare retta ai proclami che vorrebbero per Terni un futuro luminoso come meta turistica (e sportiva).
E’ solo uno, e nemmeno il più importante, dei nodi e degli interrogativi che stanno intorno a questo ennesimo rimpasto della giunta Latini.
Però sembra proprio deciso che (seppure lasciando da parte le deleghe assegnategli) il vicesindaco sarà un altro e non Giuli. E chi allora? Stefano Fatale, di Forza Italia? O un rappresentante dei Fratelli d’Italia vale a dire Orlando Masselli, l’assessore al bilancio? Però c’è da considerare le questioni di “equilibrio”, finora risolte grazie al fatto che Andrea Giuli è considerato un “indipendente”. Se, come ha ventilato lo stesso sindaco, tutto si esaurisse con un rimaneggiamento delle deleghe e senza la nomina di nuovi assessori, allora vice sindaco potrebbe essere uno dei leghisti in giunta, e nella fattispecie la superassessora, allieva ed erede di Sacciofà, Benedetta Salvati.
Non si fa il “totoassessori”, ma si tratta di cogliere eventuali segnali politici. Si adeguerà il peso specifico di ciascuna forza di governo alle risultanze dei sondaggi che danno un F.lli d’Italia più sostanzioso rispetto al 2018? Si tratterebbe, in questo caso, di riprendersi un po’ del pane che FDI dovette lasciare ai tempi del blitz d’agosto, quando dalla giunta sparì Marco Cecconi e a quello di poco successivo che vide sacrificata Sara Francescangeli. Per questo trova un certo credito la voce di un passaggio di scranno da parte del capogruppo Maurizio Cecconelli.
Ma a quel punto, con un assessore in più ai Fratelli ed uno in meno alla Lega è ovvio che un Masselli vicesindaco squilibrerebbe tutto il castelletto.
Col sindaco impegnato a rigirarsi in mano il cubo di Rubik, non manca chi guarda tutto lo scenario da un’altra prospettiva. Intanto c’è chi si domanda: il successore di Bordoni sarà un tecnico o un politico? Potrebbe sembrare un problema di lana caprina se lo spirito della legge di riforma dell’elezione dei sindaci non fosse stato mutato nei fatti col passare degli anni. Quella legge prevedendo l’elezione diretta del sindaco lasciava addosso al primo cittadino le responsabilità politiche delle decisioni e ritagliava per i componenti della giunta il ruolo di tecnici, di esperti esterni (per questo non fanno parte del consiglio comunale). Persone con competenze specifiche (possibilmente consistenti) riguardanti le deleghe assegnate loro.
Magari più per non intaccare delicati equilibri che per altro, ma risponderebbero a questo principio alcuni nomi circolanti per la successione a Bordoni: Alessandro Passetti, ingegnere dipendente dell’amministrazione provinciale, o Simone Monotti, presidente dell’Ordine degli ingegneri. Se invece il timone venisse messo da un’altra parte, allora si andrebbe su un politico come Cicchini (anche tecnico, per certi versi) o ancor di più Federico Cini, giovane consigliere della Lega che si è fatto spesso apprezzare.
Bordesando, bordesando – come dicono a Genova – si arriva però ad un’altra eventualità: Leonardo Fausti, portavoce della dirigenza generale dell’azienda ospedaliera, negli ultimi tempi assurto, in ambito Lega, al ruolo di “enfant prodige”. Nello staff dirigenziale ospedaliero Fausti si è occupato molto di donazioni ricevute. Sarà per questo e visto che principale soggetto di donazioni resta la Fondazione Carit, che è stato eletto nel comitato d’indirizzo di quest’ultima, indicato espressamente dal Comune di Terni. Lui se ne sta buono buono a ricoprire questo incarico assegnatogli appena un mese e mezzo fa. A parte qualche visita di cortesia all’ufficio del Capitano a Palazzo Madama con relativa foto ricordo diffusa su facebook.
Come mai c’è chi lo vede nella giunta comunale? Probabilmente tutto è dovuto ad una serie di coincidenze, di incontri politici che lo avrebbero visto in qualche modo presente. Per andare in fila: il lungo colloquio tra vertici della Fondazione Carit e il segretario Salvini (a Terni per l’inaugurazione della sede della Lega), poi proseguito attorno al tavolino di un ristorante tipico dalle parti di Strettura alla presenza dell’assessore regionale Paola Agabiti; incontro Agabiti-Garavaglia e visita del ministro del turismo in Umbria alla quasi insaputa dei leghisti ternani, visite di cortesia a Palazzo Madama con affermazioni di disponibilità al sacrificio – se fosse richiesto – da parte delle stesso “enfant prodige”. Da qui alla fantapolitica, il passo è breve e c’è chi, avvezzo ai bizantinismi, ne deduce addirittura la nascita di un asse, di una cordata.
Come se la parabola del Pd ternano e umbro non avesse dimostrato a tutti che le cordate fanno male alla salute di una forza politica.