Si è svolta lunedì 21 e martedì 22 luglio al PalaSì! di Terni l’iniziativa LINEA LENTA – Treni, territori, diritti, un appuntamento pubblico che ha rimesso al centro dell’attenzione il tema dell’accessibilità ferroviaria nell’Umbria meridionale e il futuro della mobilità nell’Italia centrale. L’evento, promosso da Io Sono Una Persona Per Bene e PalaSì!Culture & Eventi, ha coinvolto cittadini, istituzioni, Comitato Vita Da Pendolari, imprenditori e professionisti in un dialogo aperto e partecipato, fondato sull’ascolto, il confronto e la responsabilità civile.
A tracciare un bilancio della due giorni è Sauro Pellerucci, promotore dell’iniziativa: “Non si è parlato solo di disagio quotidiano, ma anche di responsabilità istituzionali e visioni di lungo termine. Il problema non riguarda solo i pendolari, ma intere filiere economiche”.
Ha poi ricordato la risposta arrivata in pochi giorni: “Abbiamo invitato tutti i soggetti interessati, molti hanno partecipato e tutti hanno dimostrato quanto bisogno ci fosse di dare l’allerta. Nel giro di una settimana tanti hanno sentito la necessità di dire la propria, a partire dalla Presidente della Regione che ha trattato l’argomento in diretta sui suoi canali social”.
Sul ruolo delle istituzioni, ha osservato: “C’è una certa esitazione, forse dovuta alla complessità delle questioni. Ma i distinguo sulle responsabilità non aiutano. Le istituzioni nascono per servire la società civile, non per rimanere incastrate in logiche burocratiche o giochi di rimpallo”.
Uno dei nodi più discussi è stato l’accesso alla Direttissima Roma–Terni: “Sembrerebbe strano accettare che siano le Regioni a dover acquistare i treni per accedere alla Direttissima, eppure è così. Sembra un rompicapo: il rapporto tra i diritti dei cittadini e il servizio pubblico è oggi al centro di una crisi di fiducia”.
Pellerucci ha poi ricordato che le risorse non mancano: “Il PNRR ha destinato quasi 24 miliardi all’ammodernamento del trasporto ferroviario. E l’Agenda 2030 dell’ONU parla chiaro: ridurre le disuguaglianze territoriali. È un problema di visione, non di risorse”.
Ha anche richiamato il valore simbolico della situazione: “La linea è stata completata nel 1865. Pensare che la mobilità del 2025 si affidi a un’infrastruttura concepita nel XIX secolo è sconcertante. Nessun arretramento è accettabile riguardo al servizio ferroviario”.
Si è parlato poi della piattaforma logistica di Maratta: “Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica lo ha deliberato nel 2001, il progetto è stato approvato nel 2008, i lavori effettuati tra il 2012 e il 2015. Ma il nodo ferroviario non è ancora attivato”.
Quanto al valore del trasporto ferroviario per Terni: “È la prima fonte di reddito della città, in termini di produzione e distribuzione, garantendo un diritto fondamentale: la libertà di movimento”.
Infine, un dettaglio che solleva interrogativi sulla gestione degli accessi a Roma Termini: “I binari 1 e 2 Est sembrano costruiti per accogliere i nostri treni. Si arriva dopo circa 8 minuti di scarpinata. Situazione singolare: gli altri regionali, quelli che non provengono da Orte, vanno su binari che hanno cittadinanza alla stazione Termini”.
L’iniziativa si è chiusa con un messaggio chiaro: la mobilità non è un dettaglio tecnico, ma un diritto connesso alla dignità e allo sviluppo dei territori. Da Terni è partita una richiesta forte e argomentata: costruire una visione condivisa, equa e moderna prima che le distanze diventino disuguaglianze.