DI SANDRO CORSI, EX MEMBRO DELLA GIUNTA DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI TERNI
1927- Con la nascita della Provincia di Terni si istituisce il “Consiglio Provinciale dell’Economia” e di fatto nasce la Camera di Commercio della nuova Provincia di Terni.
Ma perché ciò? In ragione e forza di che, nel pieno del regime, viene istituita?
Le ragioni dell’avvento di Provincia e Camera di Commercio emblematizzate anche nella coeva progettazione ed edificazione dei due palazzi delle rispettive sedi, ove per la verità sicuramente emerge per qualità architettonica quello della Provincia disegnato dall’architetto Bazzani su quello della Camera proposto dall’ing.Guazzaroni però valorizzato dalla modernità rappresentata dall’ “Orologio” che ne determinerà il toponimo dell’antistante piazza, queste ragioni germinano e si innervano nel processo di rottura dell’allora gerarchia “Regionale” delle città umbre infatti “La forza motrice utilizzata dalle imprese ternane era pari, in quegli anni, a 7 volte superiore potenza con 49.572 HP (cavalli vapore) di quella di Perugia, Foligno, Spoleto, Orvieto, messe insieme”tutto ciò certamente per l’impatto preponderante delle acciaierie ma non solo, invero vi insistevano nell’area ternana oltre 418 mulini, frantoi ed altre imprese alimentari come ben scrive lo storico Marco Venanzi.
All’interno di questa fase sedimentata negli anni precedenti che ribalta la primazia del conservatorismo dei possidenti agrari del Perugino nel tumulto e propulsività della modernizzazione industriale si impone, in Umbria, in senso letterale la “dinamicità”, forza e vitalità nel cambiamento culturale anche futurista dell’area ternana, che consente al colto e coraggioso Elia Rossi Passavanti, allora podestà di Terni, di fare e vincere la battaglia per l‘istituzione della Provincia di Terni, che però come lui stesso scrive, subisce nella notte precedente il Consiglio dei Ministri l’esproprio della Valnerina dietro la spinta dei gerarchi e massoni perugini e così si struttura un divario territoriale ancor oggi presente e foriero ancor più oggi di divaricazioni sociali e reddituali.
La Camera di Commercio di Terni è stata in quegli anni e poi nella ricostruzione dal secondo dopoguerra e negli anni 60 e 70 un fattore imprescindibile di accompagnamento e orientamento nello sviluppo di Terni e Provincia, dando un contributo peculiare di innovazione all’Umbria stessa, esempio eccellente è nel 1955 il primo convegno sulla disidratazione nel foraggi sperimentata da Adolfo Bosco che consentiva di “mantenere le qualità nutritive del foraggio consentendo di alimentare molti più animali”, pg 54, “La camera di commercio di Terni” ed. Rubettino a cura del centro per la cultura d’impresa-Milano 2020.
Ma se le ragioni della nascita sono nelle forza e vitalità del territorio, delle sue imprese, dell’orgoglio delle sue associazioni datoriali, di sindacato ancorché corporativo ed istituzioni, il venire meno di tale lievito vitale costituisce il presupposto del suo annullamento e così è stato!
Non ci debbono essere alibi per alcuno, la responsabilità è delle cosiddette “Elites” ternane e della loro ignavia, punto!
Il 27 febbraio del 2015 si tenne il consiglio camerale per l’accorpamento con Perugia e vi fu solo il mio voto contrario che con altri sei astenuti ovvero: Federici (Confesercenti), Ricci (consumatori), Piersantini (profesionisti), Malvetani(agricoltori),Bonifazi (sindacati), Bellavigna (Cna),ciò determinò il non accorpamento poiché fece mancare la necessaria maggioranza dei 2/3 ma il dato politico di svilimento quanto di irreparabile vulnus verso la comunità ternana è stato nel fatto che le categorie produttive maggioritarie del ternano ovvero degli industriali, artigiani, commercianti, agricoltori, bancari votarono SI all’accorpamento con Perugia.
Per 5 anni, anche con ricorso al TAR firmato dal presidente camerale e dal sottoscritto contro i decreti del Governo Renzi, poi confermati da Conte 1 e 2, abbiamo esercitato una strenua e difficile opposizione che ha fatto vivere la Camera di Commercio di Terni dal 2015 ad oggi contro l’accorpamento fortemente agevolato ed edificato dai rappresentanti regionali di ieri e sancito da TUTTI quelli di oggi.
Non sono servite le migliaia e migliaia di firme apposte contro la soppressione nella petizione organizzata da alcuni di noi e fattivamente sostenuta da UIL e Confesercenti.
Acerbis in fundo,
alcuni esponenti politici assolutamente fuori tempo massimo, blandamente e senza reale convinzione hanno fatto qualche lieve atto ma l’inefficacia di ciò era già determinata dell’inazione precedente.
Scrivo tutto questo magari anche con giudicabile eccessiva puntigliosità, non per accampare meriti alcuni ma anzi per sottolineare e rimarcare che la responsabilità prima, è in noi ternani ovvero che se le “battaglie” non si fanno si perde anche poi la dignità e rimane solo l’inutile lamento.
Ed al contrario dei primi anni 20 e 30 del secolo ventesimo nei quali Terni primeggiò per la sua crescita industriale dinamica poi proseguita nella ricostruzione del dopoguerra con la forza ascendente e riconosciuta del movimento dei lavoratori che riuscì negli anni del primo regionalismo ad ottenere un equilibrato riconoscimento anche per la qualità dei suoi rappresentanti forti di ideali e cultura,
OGGI e da tempo, in ragione della consistenza e supremazia di burocrazia accentratrice, istituzionale e della corposa presenza di enti periferici dello Stato, Università , Perugia, anche in mai sopita quanto comprensibile cultura mandarinesca, riprende il suo scettro e solo con una seria battaglia politica e civile per il riequilibrio delle due provincie si potrà dare nuova vitalità a Terni e l’UMBRIA con una provincia di Terni che assuma pienamente il suo ruolo e vocazione nell’Italia di mezzo come porta dell’Umbria secondo i tracciati su ferro e le vie già segnate e solcate nella storia come è parimenti giusto sottolineare le relazioni fra Perugia, Città di Castello con i territori di Toscana e Romagna e Foligno Spoleto con le Marche così come Terni, Narni, Orvieto verso il Lazio con Rieti, Viterbo e Roma.
Nella sua storica centralità l’Umbria può ritrovare la sua via e Terni nuova forza, dinamicità ed orgoglio.
Infine e davvero un ringraziamento sincero ai dipendenti e dirigenti dalla Camera di Commercio di Terni con i quali ho avuto il piacere di collaborare e che sono di assoluta eccellenza ed in questo rivolgo un appello al “probabile” futuro presidente Mencaroni affinché faccia il giusto per valorizzarli, secondo i meriti, nel nuovo assetto regionale.