L’etimologia della parola festa risale al latino festumo a dies festus, indicando un giorno di “gioia pubblica, giubilo, baldoria”, ossia festa come evento da condividere con gli altri. Le feste, lo sappiamo, possono avere carattere religioso e queste definiscono lo scorrere del tempo (pensiamo alla domenica) ma rinsaldano anche le appartenenze e attribuiscono identità e condivisione alle famiglie (pensiamo al Natale); le feste nazionali hanno lo scopo di far sentire ognuno partecipe di un territorio, della sua identità, della sua storia (pensiamo al 2 giugno o al 25 aprile); le feste familiari e personali hanno a che fare con le tappe della vita e i legami affettivi. E sono tanti i poeti che hanno composto versi dedicati alle feste.
Da qui “Mettere in versi la Festa: poeti e poesie esemplari”, il primo appuntamento del 2020 del Gruppo Archeologico D.L.F. Terni i cui protagonisti sono stati i professori Fausto Dominicie Maria Teresa Pasquini Tini.
“L’uomo ha sempre cercato di misurare il tempo, ha affermato Maria Cristina Locci responsabile Gruppo Archeologico, vivendo in esso, sentendo il bisogno di interpretarlo, dandogli un senso, avvertendo che con il suo trascorrere, “passa” anche la sua vita. Percependo la poesia come “filtro per comunicare al di là dell’incomunicabile“ si riescono a sopportare e raccontare certi fardelli, carichi lievi o pesantissimi dell’esistenza. La comunissima parola “Festa”, fonte di discontinuità del tempo, non si limita ad essere solo una parola, bensì un’eredità, un contatto sensibile con quel concetto atavico in cui riecheggiano feste di antiche epoche. La poesia si riferisce al sentimento, conclude Maria Cristina Locci, individuando quella qualità dell’umano che coniuga, come in un respiro, vita e scrittura”.
“Mettere in versi la festa, ha spiegato il professor Fausto Dominici, vuol dire recuperare il tema della festa nella poesia principalmente italiana, festa che ha carattere sia religioso sia civile. Significa, perciò, trasformare in un tesoro, attraverso i versi dei poeti, momenti speciali della nostra esistenza, che si oppongono alla normalità della quotidianità.”
“Erri De Luca ha detto che i marinai chiamano Gesù i bambini che nascono sulle navi, ha evidenziato la professoressa Maria Teresa Pasquini Tini, perché le madri hanno dovuto affrontare questo viaggio faticoso per poter arrivare a dare loro un destino migliore. Questa è una bella cosa e può riassumere il significato della festa non solo dal punto di vista poetico, ma anche dal punto di vista umano.”