Un comune come quello di Terni già gravato dal dissesto finanziario rischia un nuovo default molto più grave di quello precedente causato dagli effetti della pandemia. Un doppio colpo che rischia di mettere ko tutto il territorio. Da qui la decisione del sindaco di Terni Leonardo Latini di scrivere un lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte nella quale chiede per il comune misure straordinarie.
“Come Sindaco del Comune di Terni mi rivolgo a Lei, signor Presidente del Consiglio, per rappresentare la situazione della mia città, confidando che, una volta avutane contezza, possa assumere le conseguenti, necessarie e urgenti decisioni in queste settimane concitate durante le quali si giocano i destini della nostra Nazione e del nostro popolo”.
“A fronte di istanze creditorie per circa 87 milioni, l’Organo Straordinario di Liquidazione (OSL) ha determinato ad oggi la massa passiva dell’Ente in quasi 45 milioni di euro, con ulteriori 20 milioni relativi a rapporti del Comune ancora da valutare. In fase di approvazione del consuntivo 2018 è stata poi accertata la sussistenza di un disavanzo derivante dalla applicazione di regole tecniche disciplinanti i rapporti tra l’ente e l’OSL, con conseguente obbligo di copertura in tre anni e limitazione delle possibilità dell’utilizzo degli avanzi vincolati alla quota parte annuale del ripianamento del disavanzo medesimo”.
“Dal dissesto – scrive il sindaco di Terni – sono derivate tutte le conseguenze previste dalla normativa vigente, tra le quali la determinazione delle aliquote per imposte e tasse locali al massimo consentito e l’aumento delle tariffe nelle misure previste per legge per cinque anni. Con Decreto del Ministero degli Interni del 26 febbraio 2019 è stata poi riconosciuta la validità dei provvedimenti di risanamento adottati dalla mia Amministrazione, con contestuale imposizione di ulteriori prescrizioni volte a garantire la tenuta dei conti. Ora, di fronte alla imprevedibile e inedita emergenza conseguente alla pandemia, occorre prendere atto che l’impatto di questa nuova crisi sulle finanze degli enti locali sarà devastante in conseguenza della riduzione di gettito di una parte significativa degli attuali tributi, delle mancate entrate provenienti dai servizi a domanda individuale, del mancato incasso di una parte significativa delle sanzioni per la violazione del Codice della strada e così via per altri introiti rilevanti (tassa di soggiorno, proventi degli attrattori culturali, ecc.) ed avrà pesanti riflessi sui bilanci delle aziende partecipate”.
“E’ evidente fin d’ora che il Comune di Terni non potrà sostenere il doppio impatto delle conseguenze del dissesto del 2018 e delle conseguenze economiche dell’attuale emergenza, che tra l’altro s’innestano su una più ampia crisi strutturale del territorio, già area di crisi complessa, con un tasso di disoccupazione, specie giovanile, molto elevato. Non solo l’Ente, ma l’intera città e il suo comprensorio rischiano seriamente un nuovo e ben più grave default con effetto moltiplicatore su quello precedente”.
“La situazione economico-finanziaria conseguente alla dichiarazione del dissesto, con l’applicazione delle stringenti norme e prescrizioni che disciplinano l’attività degli Enti “in bancarotta” e delle disposizioni sul ripianamento del disavanzo, impediranno infatti al Comune non solo di svolgere le sue funzioni essenziali, ma anche di essere un volano della ripresa, una volta attenuata la fase sanitaria emergenziale. Si verificherebbe così una doppia penalizzazione dei miei cittadini e delle imprese ternane che si verrebbero a trovare in una condizione di gran lunga più svantaggiata rispetto ai cittadini e alle imprese di altre realtà locali non soggette alle medesime regole e ai medesimi oneri”.
PER QUESTI MOTIVI IL SINDACO LEONARDO LATINI CHIEDE CHE ““gli effetti economici e normativi del dissesto siano sospesi, posticipati, o sperabilmente superati, anche attraverso uno stanziamento straordinario, come già in passato accaduto per altre città”. “Ovvero, qualora ciò non fosse attuabile nell’immediato, che venga disposto sin da subito un trasferimento di liquidità pari alle minori entrate per l’anno corrente, la rinegoziazione integrale di tutti i mutui in quota capitale e interessi, l’applicazione graduale del FCDE per tutto il periodo di durata del dissesto con una quota iniziale non superiore al 50% e la conferma del Fondo di solidarietà nella misura massima già assegnata senza decurtazioni per lo stesso periodo.Provvedimenti di questo tipo mi permetterebbero di agire al pari dei Sindaci degli altri Comuni con tutti gli strumenti a disposizione, al fine di favorire la ripresa delle attività economiche, andando incontro alle esigenze dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese”. “In mancanza, temo che non ci saranno le condizioni per garantire la tenuta di un sistema territoriale non supportato come necessario dall’amministrazione di maggiore prossimità. La prego perciò, sinceramente, di prendere atto di quanto Le ho appena rappresentato e di mettermi nelle condizioni di avere a disposizione gli strumenti necessari per aiutare la mia comunità a superare questa crisi, per sostenere la città di Terni in un nuovo sforzo colossale. So che i ternani ne saranno capaci, come già lo sono stati nel passato; ma per riuscirci, stavolta, dobbiamo quantomeno essere posti sullo stesso livello delle altre città, per questioni di equità e di dignità”.