Sul Teatro Verdi e sul metaprogetto base sulla quale ricostruirlo riesplodono le critiche e le perplessità di coloro ai quali questo progetto non è mai piaciuto.
L’attore Riccardo Leonelli ha pubblicato un video sulla sua pagina facebook nel quale critica la realizzazione di una sala piccola da 200 posti e fa un appello al sindaco: “fermatevi, rifacciamo questo progetto, non c’è alcuna fretta di fare il progetto del Verdi in questo modo. Terni ha bisogno di un teatro ma in questo momento storico in cui a disposizione c’è un quarto del budget, si partirebbe con un progetto che andrebbe interrotto per mancanza di soldi, un progetto, brutto, inutile, sbagliato.” Leonelli si spinge anche oltre, critica la soprintendenza e invita gli studi degli architetti e degli ingegneri a non partecipare al bando di recente pubblicato dal comune di Terni: “non partecipate, non lo fate, mandate il bando a vuoto.”
Proprio il 21 aprile il sindaco di Terni Leonardo Latini e l’assessore ai Lavori Pubblici del comune, Benedetta Salvati, avevano annunciato la pubblicazione del bando per il Teatro Verdi.
“Siamo entrati così nella fase operativa finale – affermavano Latini e la Salvati – che consentirà alla città di avere un progetto importante per un teatro nuovo, rispettoso dei vincoli, del suo passato, ma soprattutto pensato per rispondere ai migliori standard funzionali e tecnologici, di adeguata capienza, di forte identità e riconoscibilità architettonica, destinato anche all’opera lirica, oltre che a tutte le tipologie di spettacolo adatte per una struttura di questo tipo. Il concorso sarà in due fasi, si svolgerà in modalità telematica – ha spiegato l’assessore Benedetta Salvati – e sarà aperto alle migliori realtà professionali nazionali e internazionali. La predisposizione del bando fa seguito ad una minuziosa attività dei nostri uffici della direzione lavori pubblici, che hanno collaborato con gli ordini provinciali degli ingegneri e degli architetti. In questo senso abbiamo ritenuto necessario chiedere di utilizzare la piattaforma informatica del Consiglio Nazionale degli Architetti CNAPPC per la diffusione del bando. Anche nella scelta della commissione che sarà completata e resa nota nei prossimi giorni, è stato adottato un criterio che ci consentirà di avvalerci di autorevoli professionisti provenienti dal mondo accademico nazionale ed anche in collaborazione con la Sovrintendenza regionale”.
Per l’intervento complessivo è stata ipotizzata una spesa di circa 12 milioni di euro. Come è noto le disponibilità economiche al momento sono pari ad € 4.656.783,33, fondi provenienti dalla Regione dal bilancio comunale e dal MIBAC, che non consentiranno il completamento dei lavori, ma soltanto di coprire i costi della procedura progettuale e la realizzazione di un primo stralcio funzionale. In questo primo stralcio dovranno essere necessariamente comprese sia opere strutturali che di finitura. In particolare si ipotizza di realizzare il consolidamento della sala, la nuova copertura e completare il nuovo ridotto da 200 posti, con esclusione in questa fase della nuova torre scenica. In questo modo potrebbe essere garantita una prima utilizzabilità, seppure parziale, del teatro, almeno per quel che riguarda il ridotto.
In sintesi ciò che viene chiesto ai professionisti attraverso il concorso di progettazione è, nella considerazione del vincolo posto dal sito e dal volume esistente non modificabile, di sviluppare come prescrive la Sovrintendenza regionale – “una riprogettazione degli spazi che dovrà essere rispettosa delle fasi e stratificazioni storiche, mantenendo per quanto possibile o reinterpretando i principi base ispiratori ed organizzatori dello spazio”.
In particolare si dovrà tener conto di alcuni aspetti:
– mantenere il pronao ottocentesco e del foyer da integrare alla nuova organizzazione spaziale;
– ripensare l’immagine e l’organizzazione degli spazi del teatro, sala, torre scenica, foyer, attrezzature scenotecniche, ecc.;
– realizzare una nuova sala prove, o ridotto con capienza di circa 200 posti, con possibilità d’accesso ed uso in modo svincolato ed indipendente dalla struttura principale, al fine di migliorare l’offerta di spazi sia per l’attività artistica, didattica e di produzione;
– realizzazione di una nuova buca d’orchestra adeguata alla dimensione scenica del teatro;
– garantire una adeguata capienza di pubblico che viene ritenuta dagli operatori ottimale di almeno 800 posti.
– ripensare le condizioni antincendio e di sicurezza e garantire ogni abbattimento delle barriere architettoniche;
– realizzare di un nuovo volume su L.go S. Agape per ospitare strutture tecniche per il teatro.
Voce critica anche quella di Michele Rossi, consigliere comunale di Terni Civica (di maggioranza):
Nella scomoda posizione di voce dissonante, ma sicuro dei miei argomenti – commenta Michele Rossi ho sostenuto fino a che ho potuto l’idea di ricostruire il Teatro Verdi secondo la sua forma originale, così come fu realizzato secondo il progetto dell’architetto pontificio Poletti. Difficile per me accettare la rassegnazione di chi rinunciava a dare alla città un Teatro di quel livello ed ho dissentito politicamente da chi si permetteva addirittura di irridere quella parte della città che chiedeva, sull’esempio di altre, un ritorno alla forma originaria nella eccezionale bellezza e nei fasti di quel teatro. Per come l’ho sempre sentita, questa sarebbe stata una grande occasione per realizzare un’importante operazione di tipo culturale di riappropriazione di un’originaria e perduta identità culturale cittadina. Occasione persa. Peccato. Nessun rammarico tutto quello che potevo fare lho fatto. Fosse stato per me, avrei percorso quella soluzione con convinzione fino all’ultimo (nonostante il vincolo della Soprintendenza).
Oggi per il Teatro Verdi – aggiunge Rossi – c’è un bando internazionale. È comunque una scelta che rappresenta alcuni non scontati elementi di novità.
Innanzitutto finalmente si abbandona il cosiddetto “metaprogetto” , quello della progettazione interna del comune, lo stesso che non esitai a caldo a definire “spasa di sedie” quando su mia iniziativa chiesi che fosse illustrato in Consiglio Comunale (nel rispetto di un atto di indirizzo sempre da me presentato e votato all unanimità a sollecito di una definizione del problema teatro), mentre qualcuno voleva approvarlo di corsa in Giunta senza alcuna condivisione; quelle stesse tavole che riuscirono a dividere la città e a mobilitare tanti cittadini contrari ed indignarono perfino Vittorio Sgarbi. Quello stesso progetto che ci fu presentato da qualcuno (lo stesso di sopra, è sempre lui), bulimico di visibilità elettorale e capace di attacchi sul piano personale verso chiunque dissentisse sull’argomento, come unica soluzione possibile realizzabile e che ragionevolmente, invece, oggi l’attuale esecutivo ha abbandonato (questo grazie anche al dissenso pubblico), tanto da inserirlo nel bando solo come mero esempio progettuale di cui non tener conto.
Non banale novità – conclude il consigliere Rossi – è che per la prima volta a Terni, nella sua storia recente, ci si affida ad un concorso internazionale di architettura per uno spazio pubblico importante come un Teatro. Questo in una città che troppo spesso ha rinunciato anche alla diversificazione e qualità architettonica per interessi di convenienza politica che hanno fin qui portato a far lavorare sempre gli stessi…