“Aver letto che si pensa di mettere un drago di acciaio alto 5/6 metri davanti al Caos mi è sembrata l’ennesimo occasione persa di fare una cosa culturalmente interessante e valida per Terni”. Così l’architetto Mauro Cinti, che tanti anni ha passato nella direzione urbanistica del Comune di Terni, in merito alla nuova scultura che rappresenterà fisicamente il simbolo della città di Terni, il drago, che sarà realizzata dall’associazione Thyrus ETS. “L’area è quella che era stata data dall’amministrazione comunale a Beverly Pepper per una sua scultura – spiega Cinti – vi è stata creata una fontana, sono state fatte delle opere, spesi tanti soldi e pagata anche in parte la scultura per diverse decine di migliaia di euro. Poi gli sponsor non sono stati trovati e non se ne è fatto nulla. Ora, invece, gli sponsor si sono trovati, perché i costi credo siano praticamente gli stessi, la quantità di acciaio necessaria per il drago sarà la stessa che servirebbe a fare la struttura della Pepper. Questo è un dato che mi crea disagio perché ci abbiamo lavorato anni con l’ufficio, fino a che la Pepper è stata disponibile. Abbiamo curato il progetto, insieme io a lei abbiamo progettato le opere, fatto mille incontri. Ora pensare che improvvisamente si trovano i soldi per fare un drago d’acciaio mi è saputo raggelante”. L’architetto Cinti mette in discussione anche la scultura che andrà posizionata in quell’area. “Dopo le pentole (due centrifughe della ex società Bosco) messe lì davanti con tanto di inaugurazione cosmica, luci, che è stata una cosa di una tristezza infinita, adesso facciamo un drago che, a detta dell’autore, c’è stata una deriva Fantasy nella creazione di questo drago. Deriva Fantasy perché? Il simbolo di Terni è il tiro, non è il drago, il tiro è un’altra cosa, ce n’è uno sotto palazzo Spada e chi vuole vederne uno va lì. Quindi ricreare, riscrivere la storia di Terni, in una maniera anche sgrammaticata, con tutto il rispetto per gli autori che fanno il lavoro di design”. Mauro Cinti conclude con un’amara considerazione. “Mi sembra un’altra occasione persa per Terni. Non vorrei che diventasse, invece della città dell’architettura, la città d’autore, la città di Dragon Ball perché alla fine il drago è quello. Io spero che qualcuno ci ripensi o perlomeno che, invece di fare un drago, faccia un tiro, che è una cosa diversa. Invito qualcuno a riflettere un po’ su questa cosa. Il rimpianto resta.”