Come annunciato nei giorni scorsi, una delegazione del Consiglio superiore dei beni culturali del Mibact, guidata dal presidente Giuliano Volpe, ha visitato – oggi – il deposito di Santo Chiodo, a Spoleto, dove sono conservate tutte le opere d’arte e di culto recuperate dalle macerie del terremoto dello scorso anno in Umbria. Presente anche la Presidente della giunta regionale, Catiuscia Marini, accompagnata dall’assessore alla cultura, Fernanda Cecchini, dall’Arcivescovo di Spoleto Norcia, monsignor Renato Boccardo, dalla Soprintendente ABAP dell’Umbria dottoressa Marica Mercalli, dal Direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro architetto Gisella Capponi, dalla dottoressa Sandra Rossi in sostituzione del Direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Marco Ciatti.
“Quello realizzato dalla Regione dell’Umbria è un modello – ha detto il Segretario Generale del Ministero dei beni Culturali, Carla Di Francesco – che dovrebbe essere ripetuto in tutte le regioni ed i territori a rischio”. Concetto che è stato rimarcato anche dal Presidente Volpe, secondo il quale “è davvero importante poter disporre di una struttura come questa dove collocare, fin dal primo momento, le opere recuperate dalle catastrofi, per poi procedere al successivo restauro, ma anche di poter contare su un personale specializzato dal punto di vista tecnico e scientifico – ha aggiunto – capace di intervenire immediatamente nell’emergenza”.
Nel corso della ricognizione e nella successiva conferenza stampa, è stato ricordato come, attualmente, nel Deposito di Santo Chiodo siano custodite 5615 opere di varia tipologia per alcune delle quali si è resa obbligata la conservazione in un’area con situazione ambientale controllata, per stabilizzarne le condizioni e permetterne il recupero. Dopo il recupero, è stata redatta una scheda inventariale per ogni pezzo ed è stata effettuata un’analisi conservativa per verificare la necessità di intervenire immediatamente con operazioni manutentive, come la depolveratura e la rimozione di depositi incoerenti, per poter poi programmare interventi di restauro. Circa 200 le opere oggetto di un primo intervento.