Ancora scosse di terremoto, durante la notte, nelle zone già colpite dal sisma di 2 settimane fa.
Alle 2,04 una scossa di 3,3 gradi Richter è stata registrata tra Norcia e Accumoli. In precedenza, alle 22,52, una scossa di 3,2 gradi Richter è stata registrata tra Castel Sant’Angelo sul Nera e Arquata del Tronto, già distrutta dalla scossa di magnitudo 6 del 24 agosto scorso.
In seguito a questa scossa , una frana si è abbattuta sulla statale Salaria, nei pressi di Quintodecimo, vicino ad Arquata del Tronto, provocandone l’interruzione, fra Rieti e Ascoli Piceno.
LE RETI GPS , LA FAGLIA E LA PERICOLOSITA’ SISMICA DELL’APPENNINO
La deformazione permanente della crosta terrestre causata dal terremoto di magnitudo 6 che ha colpito la zona dell’Appennino tra Norcia e Amatrice lo scorso 24 agosto è stata misurata, oltre che dai satelliti con le tecniche radar, anche da stazioni GPS (Global Positioning System) collocate a terra in un’ampia regione dell’Italia centrale. Tali stazioni appartengono alla Rete Integrata Nazionale GPSdell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e al Dipartimento della Protezione Civile (DPC).
Le analisi preliminari basate sulle sole stazioni GPS attive al momento del terremoto – informa INGV – mostrano che questo è stato generato da una faglia lunga oltre 18 km e inclinata di circa 50 gradi, che corre con direzione nord-nordovest – sud-sudest e che si immerge verso ovest al di sotto dell’Appennino. Il movimento di questa faglia ha causato un’estensione della catena appenninica di circa 3-4 centimetri tra il Tirreno e l’Adriatico.
I dati GPS acquisiti durante il terremoto del 24 agosto, come in occasione degli ultimi più forti terremoti italiani (Umbria-Marche nel 1997, Molise nel 2002 e L’Aquila nel 2009), permetteranno di comprendere sempre meglio l’evoluzione spazio-temporale delle deformazioni del suolo misurabili in superficie, in fase cosismica e inter-sismica, in vicinanza di faglie capaci di generare forti terremoti.
L’analisi congiunta dei dati GPS con dati spaziali InSAR – anticipa INGV – permetterà nei prossimi giorni di fornire un quadro originale e dettagliato delle deformazioni del suolo e delle caratteristiche della faglia, contribuendo a disegnare con sempre maggiore dettaglio il livello di pericolosità sismica dell’Appennino.