L’epilogo è stato quello temuto, anzi quello previsto per come era stata impostata la trattativa: la Treofan Terni ormai è un’ex fabbrica chimica dal momento che la società ha disdetto le utenze e gli affitti, senza tenere in considerazione lavoratori, città, sindacati, forze politiche. Gli indiani della Jindal non ne vogliono più sapere. Un problema molto grave per Terni che perderà almeno cinquecento posti di lavoro, volatilizzati in due anni dopo che dal gruppo De Benedetti l’azienda era transitata in quello indiano della Jindal, con molte preoccupazioni iniziali che si sono poi tutte materializzate.
Chissà come sarà la conclusione vera della vicenda. E chissà chi si sentirà la sconfitta sulla pelle. Certo la politica, quella nazionale soprattutto, che nonostante le promesse fatte sotto le elezioni non ha saputo poi concretizzare nulla, lasciando soli i lavoratori. Ma nemmeno il Governo ha fatto la sua parte: se il prodotto della Treofan Terni è, come si dice, appetibile e necessario all’Azienda Italia, doveva intervenire oppure dirlo chiaramente. Nemmeno la politica regionale ha inciso in qualche modo e non è ancora riuscita a stampare, forse c’è in qualche cassetto, un piano di rilancio dell’area che comprendesse la Treofan o un’altra azienda. La regione Campania guidata dal vulcanico De Luca è riuscita a trovare una produzione chimica ecosostenibile, ha occupato nuovamente i lavoratori ed ha mandato, metaforicamente, si intende, a quel paese la Jindal.
I sindacati hanno fatto quello che potevano: poco e niente, quelli nazionali meno di tutti. Si sono battuti con le carte che avevano, scartine. Una colpa? Si sono illusi che potevano fare qualcosa ed invece come dicevano in tanti, dovevano far deflagrare la situazione. Hanno pensato di fare riunioni “riservate” come se ci fosse stato qualcosa di riservato in una vertenza che poi lo Stato sarà costretto a pagare. E si sono pure piccati se le notizie uscivano fuori dalle segrete stanze. Si erano illusi ed è comprensibile. Ma questa è la loro unica colpa, pure veniale, anche se fa ancora sorridere il comunicato dei sindacati nazionali, guidati da Sergio Cardinali, che sbandierava la riuscita di un accordo. Che non c’è mai stato.
Alla fine comunque un comunicato i sindacati lo hanno pure partorito. Eccolo:
Nel più assordante silenzio istituzionale a tutti i livelli, a partire dalla Regione dell’Umbria nelle figure della presidente Tesei e dell’assessore Fioroni, lo stabilimento Treofan di Terni si sta avviando alla chiusura. Pur non essendoci una dichiarazione ufficiale, Jindal ha manifestato l’intenzione di rescindere tutti i contratti di fornitura delle utilities (gas metano, energia elettrica, aria compressa, addirittura il servizio mensa) ed inoltre, per quanto riguarda il servizio di pulizia e sanificazione è stata manifestata la volontà di rinnovare il contratto fino al 31 dicembre, già scaduto il 31 ottobre, solo nel tardo pomeriggio di ieri 2 novembre, dopo pressioni della struttura locale in quanto la fabbrica non ha usufruito del servizio per due giorni, cosa gravissima in questo periodo con la pandemia che nella nostra regione sta rilevando contagi elevati. La rescissione dei contratti, se resa operativa, comporterebbe il fermo irreversibile degli impianti.
Continua, inoltre, lo svuotamento della fabbrica umbra; avendo pressoché terminato il trasferimento nei magazzini tedeschi e non ai clienti dei prodotti finiti, da qualche settimana si è iniziato a spostare le materie prime verso gli altri siti del gruppo dove sono stati, già da tempo, collocati gli ordini di Terni.
Facendosi beffa dei lavoratori Treofan, creando difficoltà a tutto il polo chimico, nonché mettendo in ginocchio un’intera comunità, appare ormai evidente che nel prossimo incontro del 5 novembre al MiSE, salvo sorprese, Jindal dovrebbe quindi annunciare la chiusura del sito. 150 lavoratori, le loro famiglie e tutto l’indotto rappresentato anche dalle ditte appaltatrici, verranno messi in mezzo ad una strada.
Nell’indifferenza istituzionale verrebbero così cancellati 60 anni di storia di uno stabilimento che ha visto nascere e sviluppare il film in polipropilene.
Ci aspettiamo da parte della Presidente e dell’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Umbria, dal Sindaco di Terni, nonché da tutte le componenti politico/istituzionali anche di opposizione, un intervento incisivo sul MiSE atto a garantire la continuità produttiva dello stabilimento; nel contempo chiediamo a tutti la presenza all’assemblea con i lavoratori che si terrà Giovedì 5 Novembre p.v. alle ore 10.