“La scuola italiana vive da sempre, per buona parte, sulle spalle del precariato, un precariato che serve per garantire il servizio d’insegnamento agli studenti, ma a delle condizioni assolutamente penalizzanti per quanto riguarda i diritti.”
Queste le parole di Lucia Marinelli, Segretaria Generale della UIL Scuola umbra, a commento dei dati emersi dall’analisi condotta dalla Federazione Uil Scuola Rua sulle differenze di stipendio tra precari e personale di ruolo della scuola.
“La motivazione per non immetterli in ruolo è, almeno secondo i nostri governanti, economica. Ciò ha fatto sì che il precariato sia diventata una vera e propria piaga, prosegue Marinelli, da noi della Uilscuola più volte denunciata. Il precariato, oltre a tenere queste persone in condizioni di perenne instabilità lavorativa che inevitabilmente influenzano le loro scelte di vita e familiari (pensiamo ad esempio all’acquisto di una casa, avere dei figli, ecc…), si ripercuote negativamente anche sulla continuità didattica, dai nostri ministri dell’istruzione da sempre sbandierata come elemento da garantire. Peccato poi che, di fatto, non ci sia la volontà nel voler risolvere davvero il problema. Proprio per approfondire questa tematica e trovare anche delle soluzioni, la Federazione Uil Scuola Rua, primo Sindacato ad affrontarla concretamente con numeri alla mano, ha effettuato un’analisi sulle differenze di stipendio tra precari e personale di ruolo della scuola, il cui costo, per la stabilizzazione dei 252.157 precari, a livello nazionale, ammonta a 180.345.425,04 euro all’anno: 715,2 euro per ogni precario. La trasformazione dei posti dall’organico di fatto in posti in organico di diritto e degli attuali contratti precari del personale della scuola in immissioni in ruolo, avrebbe – dall’analisi dei dati – un’incidenza ‘minima’ per la spesa dello Stato e riflessi esponenziali sulla qualità della vita scolastica, intesa come comunità educante, oltre a determinare una spinta a livello occupazionale forte, con conseguenze sull’intera economia del Paese. Per l’Umbria – precisa Marinelli – la stabilizzazione di 540 precari del personale ATA e 3143 precari fra i docenti, per un totale di 3683 unità, equivarrebbe ad una cifra di 3.182.192,53 euro all’anno, a fronte di un futuro certo per il lavoratore e di una didattica davvero efficace.”