Pur non essendo un’area contaminata dal coronavirus (almeno fino ad oggi) anche l’Umbria pagherà un conto salatissimo alla psicosi da infezione.
E’ di questa mattina la notizia, diffusa dal presidente della Confcommercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, che gli alberghi della regione hanno subito disdette delle prenotazioni nella media del 70%, nel breve periodo, “ma la situazione – ha aggiunto Mencaroni – è estremamente fluida. Da maggio in poi sappiamo soltanto che in molti stanno già verificando la possibilità di non venire in Umbria, che c’è l’azzeramento del turismo scolastico, che molti grandi eventi sono già stati annullati e altri sono a rischio. Le nostre agenzie viaggio – aggiunge ancora Mencaroni – si trovano a fronteggiare una situazione pesantissima tra disinformazione, rimborsi per viaggi mancati e difficoltà nel recupero dei servizi già pagati ai fornitori e mai utilizzati. Bar e ristoranti stanno accusando pesantemente il colpo. Anche le guide turistiche sono in crisi con tutto l’indotto, esercizi commerciali di vicinato compresi, che ruota intorno al turismo, in Umbria una fetta importante dell’economia. Tutte queste imprese – sottolinea Mencaroni – che in pochi giorni hanno visto crollare i loro riferimenti e ribaltare le loro prospettive di lavoro , hanno bisogno di interventi urgentissimi.”
“Bisogna fare molto presto e bene – aggiunge il presidente della Confcommercio dell’Umbria – abbiamo già chiesto il riconoscimento, a livello nazionale, dello stato di crisi.”
Nel frattempo Confcommercio chiede misure straordinarie: la proroga delle scadenze fiscali e contributive, la moratoria dei mutui e l’attivazione del fondo centrale di garanzia, l’utilizzazione della cassa integrazione e del fondo di integrazione salariale anche in favore di dipendenti di micro e piccole imprese, un sistema di indennità per i lavoratori autonomi. Infine Confcommercio chiede di calmierare il prezzo dei presidi di prima necessità.