“Ieri sera dopo 43 giorni e 2.801 km ho raggiunto il piccolo villaggio di Yuryung Khaya situato al termine della strada più a Nord del mondo, in pochi minuti sono stato circondato dagli abitanti che sono venuti a festeggiare il mio arrivo, è stato incredibile!
Ho dato tutto me stesso per portare a termine questa avventura ed ora sono a pezzi, sia fisicamente che mentalmente, però la soddisfazione e l’esperienza che ho vissuto è enorme ed ogni mio sforzo è stato ripagato”.
Lo ha annunciato lo stesso Lorenzo con un post sulla sua pagina Facebook.
Per l’escursionista estremo e solitario di San Gemini si è trattato di un’avventura al limite delle proprie possibilità. Per tre volte, infatti, era stato costretto a sospendere il tentativo.
Una prima volta, l’11 dicembre 2020 per un problema alle ruote della bicicletta, subito dopo che era partito.
Una seconda volta il 19 dicembre
Lorenzo Barone costretto ad abbandonare l’avventura verso la strada più a Nord del mondo. Troppo freddo (-51), la camera d’aria cede
Una terza volta il 19 febbraio per un dolore al ginocchio destro
Lorenzo Barone costretto a sospendere la conquista della strada più a Nord del pianeta: fermato dai guai al ginocchio destro
PIU’ FORTE DI TUTTO
“Una cosa che ho imparato durante le mie avventure negli ultimi anni – scrive Lorenzo – è che ognuno di noi, in qualsiasi ambito, non ha un vero e proprio limite, o meglio, il limite c’è ma non è qualcosa di fisso, non è un muro insormontabile, si può spostare e per spostarlo bisogna accumulare delle esperienze, quindi sbagliare, provare, riprovare, studiare, impegnarsi al massimo, affrontare i giorni facili ma ancora di più quelli difficili e andare avanti, sempre.
I limiti sono nella nostra mente, abbiamo tutti un potenziale incredibile”.