A Terni serve un nuovo ospedale, l’attuale è vecchio e spenderci tanti soldi per le ristrutturazioni parziali non lo rende migliore o più efficiente.
Gino Venturi, segretario generale della UIL di Terni, spiega i motivi per cui il progetto per la realizzazione del nuovo ospedale va sostenuto da tutti, senza inutili divisioni. Possibilmente facendo presto.
DI GINO VENTURI
La realizzazione di un nuovo ospedale a Terni è essenziale sul versante sanitario ma fare in fretta senza perdere altro tempo è vitale anche sul versante economico per un territorio in grave declino.
Basterebbe solo considerare che nel 2020 in Provincia di Terni, rispetto all’anno precedente, sono state lavorate in edilizia ben 359.678 ore in meno ( da 2.282.420 a 1.922.742) con una diminuzione del 15,76%.
Sono sparite, stando alle iscrizioni alla Cassa Edile, ben 27 imprese (da 424 a 397) con una perdita della massa salari di addirittura 3.636.577 euro. Cifra da far tremare i polsi e che si aggiunge purtroppo ad un calo costante avuto già negli anni precedenti. Eppure tutto questo rischia di passare inosservato perché i lavori in edilizia, a differenza delle grandi fabbriche, sono frammentati sul territorio e i licenziamenti suscitano per questo meno clamore.
Naturalmente la ricaduta è pesantissima su tutta l’economia del territorio con ripercussioni ampie, dal commercio agli affitti ai servizi e persino sulle tasse comunali.
La costruzione di un nuovo ospedale a Terni sarebbe un buon investimento anche per l’intera
Regione consentendo, con la sua capacità attrattiva specie sul Lazio, di far tornare positivo il saldo di mobilità sanitario regionale dopo i pessimi dati del 2018 e 2019. Né, del resto, sarebbe un buon investimento limitarsi a mettere costose pezze alla struttura attuale che la migliorerebbero certo ma non la renderebbero mai adeguata alle moderne esigenze.
E’ evidente che la costruzione di un nuovo ospedale con un investimento di certo non inferiore ai 100 milioni rappresenterebbe una bella boccata di ossigeno per l’economia del nostro territorio. Nella consapevolezza che sono certo indispensabili nell’immediato gli ammortizzatori sociali ma tuttavia sono invece gli investimenti la prima leva dell’economia fornendo risposte concrete, solide e lungimiranti per il lavoro. Servono dunque investimenti, non chiacchiere. E proprio la sanità, anche alla luce degli insegnamenti della pandemia, deve essere una delle fondamenta nell’opera di ricostruzione economica e sociale del nostro Paese.
Anche per questo è ora di mettere da parte i tanti distinguo sulla costruzione del nuovo ospedale e scrivere finalmente, senza indugi, nero su bianco che si fa realmente. Insomma, bisogna che si faccia subito il Piano Sanitario Regionale inserendovi anche la costruzione del nuovo ospedale di Terni. Il resto, per ora, rischia di essere solo chiacchiere su cui poi si inseriscono coloro che non vedono di buon occhio investimenti nel sud dell’Umbria. E sono tanti.
E’ importante certo che si discuta, magari non come guelfi e ghibellini ma con animo pragmatico, su dove realizzarlo. A Maratta o nei pressi dell’attuale nosocomio. E’ certo importantissimo anche discutere se finanziarlo tutto con soldi pubblici o se invece far ricorso al project financing. Anzi su questi temi andrebbe sviluppata una seria discussione cittadina, ma in tempi rapidi. Ma soprattutto solo dopo, almeno un minuto dopo, aver scritto nero su bianco che si fa. E’ ora il momento di fare squadra perché sia finalmente partorito il Piano Sanitario Regionale inserendovi la costruzione del nuovo ospedale di Terni. Sarebbe imperdonabile ora dividersi su qualcosa che ancora non esiste. E che rischia di non esserci o di esserci in tempi biblici. Solo dopo si dovrà necessariamente fare attenta valutazione anche in termini urbanistici sull’ubicazione e l’analisi della mobilità, dei flussi veicolari dei necessari parcheggi, sui tempi di realizzazione, sui finanziamenti, ecc…
In questa fase risulterebbe persino stucchevole poi la diatriba politica sulle responsabilità, tra quelli di prima e quelli adesso.
E’ invece il momento che la città, con in testa le Istituzioni, sostenga compatta i consiglieri regionali di maggioranza e di minoranza perché facciano pienamente la loro parte, anteponendo a tutto l’interesse del territorio. Chi ci rappresenta, nei diversi ruoli, deve essere all’altezza, ma va anche sostenuto e sorretto da tutta la città. Poi, solo poi, si dovrà discutere del resto.
Quindi occorre in tempi più che rapidi:
- che sia partorito il nuovo Piano Sanitario regionale inserendovi la costruzione del nuovo ospedale di Terni. Iniziando così anche a metterci nelle condizioni per poter usufruire delle ingenti risorse pubbliche presto disponibili per l’edilizia ospedaliera e non farci trovare invece pericolosamente impreparati.
- che siano adottati i necessari provvedimenti legislativi e normativi perché la gestione degli ospedali di Terni, Narni e Amelia sia unica. Da subito. In assenza di tali provvedimenti la tanto proclamata integrazione tra territorio e ospedale rimarrebbe ancora un chimera mentre la unificazione gestionale degli ospedali consentirebbe invece anche una razionalizzazione dei servizi e una loro maggiore qualità, la riduzione dei tempi delle liste di attesa, la rivitalizzazione degli ospedali minori.
Insomma, almeno sul nuovo ospedale, non ci possiamo permettere di ” mannalla a finì a puzza”.