“A Bilbao ci andiamo a vedere il museo”. La citazione della Presidente della regione , Catiuscia Marini, è per il Guggenheim, sorto nella città basca, alla fine degli anni 90, al culmine di una crisi devastante che aveva investito quella che era una delle città industriali più importanti di Spagna, su un terreno di una vecchia industria. Una riconversione, dunque, a 360 gradi. Che altre città hanno cercato di imitare con alterne fortune. “Non è il modello cui ambiamo – ha precisato la Marini – a Terni vogliamo continuare a produrre acciaio”.
La Presidente della regione ha partecipato a un convegno organizzato dalla Filctem-CGIL sulle prospettive e i progetti per il polo chimico di Terni. “Tutti pensavano quando è entrata in crisi Basell che ci saremmo trovati difronte a una deindustrializzazione del polo chimico – ha detto la Marini – oggi la presenza di Novamont, di Beaulieu, le scelte fatte da Tarkett e Treofan segnano un punto importante sul futuro, seppur diverso, del polo chimico che vede una presenza produttiva e occupazionale e di imprese altamente competitive , che hanno mercati, che hanno capacità finanziarie e di investimenti; la resistenza che ha messo in campo il sindacato, la tenacia e l’affiancamento delle istituzioni , insieme al lavoro delle imprese ci fanno vedere delle luci molto più positive sul futuro di questa area”.
Treofan, Beaulieu e Novamont, tre realtà importanti a livello globale con centinaia di dipendenti in Italia e migliaia nel mondo, che su Terni intendono continuare a puntare e investire, ma che indicano alcune criticità da risolvere: costi energetici, burocrazia e incertezza normativa, nodi sui quali ha insistito in particolare Antonio Paruolo di Treofan. Ma anche il mancato rispetto delle regole, tema posto con forza da Marco Versali, manager di Novamont, che ha mostrato alla platea alcune buste della spesa (l’azienda produce infatti buste biodegradabili), raccolte in varie parti di Italia e tutte “fuorilegge”, come è – ha specificato – nel 60% dei casi nel nostro paese.
L’integrazione con l’università e la formazione sono altri aspetti cruciali, come hanno sottolineato in particolare Leonardo Pinoca di Beaulieu e Attilio Romanelli, segretario generale della Cgil, che ha indicato la necessità di riqualificare l’istruzione tecnica e industriale a Terni, con particolare attenzione alla chimica.
Al centro della discussione – coordinata da Marianna Formica, segretaria generale della Filctem Cgil di Terni – naturalmente anche la “partita” dell’area di crisi complessa per il territorio di Terni-Narni, rispetto alla quale lo stesso Romanelli ha ricordato l’insistenza, inizialmente “in grande solitudine”, con cui la Cgil ha posto la questione, e la soddisfazione, oggi, nel vedere finalmente concretizzarsi questa opportunità con l’istanza presentata al Mise da parte della Regione”.
“Le istituzioni hanno sempre creduto nel futuro del Polo chimico di Terni come patrimonio industriale per il Paese”, ha sottolineato il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, che ha ribadito come “la chimica e la chimica verde siano l’ossatura sulla quale intendiamo costruire lo sviluppo di questo territorio”.
“Se non qui dove?”, si è chiesto nel suo intervento conclusivo il segretario generale della Filctem Cgil nazionale, Emilio Miceli. “Qui ci sono tutte le condizioni per potere fare una chimica di qualità – ha detto – certo, per poter costituire un’ipotesi credibile bisogna che le due gambe, quella della chimica tradizionale e quella della chimica verde si muovano insieme, e che quest’area stia dentro un processo di riconversione. Abbiamo bisogno di capire – ha aggiunto Miceli – cosa succede, ad esempio, sul versante delle bioplastiche, superando lo scontro tra Italia e Unione Europa sull’utilizzazione e sugli standard di questo materiale. Penso comunque – ha concluso il numero uno dei chimici Cgil – che ci sia materia perché Terni mantenga il suo forte ruolo di polo chimico per l’Italia. Per far questo, però, serve una forte volontà politica e una strategia nazionale che in questi anni è purtroppo mancata”.